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Benevento, 18-07-2021 09:22 ____
Evitava di guardare le donne con le minigonne, quelle scollate oltre misura per fare fronte alla calura, non lo sopportava
Nella sua produzione delirante erano divenute una persecuzione, lo eccitavano ed allora non riusciva piu' a controllare i movimenti inconsulti del suo "incomodo" fino a quando nel 1990 lo taglio' di netto in un autogrill, ricorda Peppino De Lorenzo
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E' un ricordo molto particolare quello odierno di Peppino De Lorenzo che lui ha vissuto quale medico dei sofferenti psichici e che tanti ricorderanno per la vasta eco che l'evento ebbe sulla stampa locale nella lontana primavera del 1990, quando l'episodio ebbe a verificarsi.
"Il caldo intenso di questi giorni ha fatto ritornare alla mente, senza volerlo, un episodio verificatosi trent'anni fa e che, all'epoca, ebbe vasta eco sulla stampa.
E' una delle molteplici esperienze, tristissima questa, che hanno fatto parte delle tante da chi, come me, ha trascorso la vita intera tra i sofferenti psichici.
Apparve, all'epoca, quasi grottesca, invece, ad esaminarla, fu di una gravità enorme, dimostrando, qualora ci fosse stato il bisogno, a quanto la mente umana ammalata possa arrivare.
Il tutto si verificò nel bagno dell'autogrill nei pressi di Grottaminarda.
Era divenuto, infatti, il suo cruccio.
Gli provocava un fastidio al punto che, con il trascorrere del tempo, non riusciva più a sopportare.
Nello specifico, si trattava di uno schizofrenico paranoideo e, come tutti, anche per lui, l'insorgenza della malattia era stata giovanile, con i primi disturbi, come spesso capita, non compresi e  scambiati per crisi adolescenziale.
Poi, comportamenti bizzarri e strani, scadimento di ogni attività, da quella scolastica alla lavorativa.
Successivamente, era stato raggiunto un certo equilibrio della malattia vera e propria con i disturbi tipici della stessa.
Queste tappe erano state tutte percorse nel soggetto per raggiungere, in ultimo, una produzione delirante centrata sul fastidio apportato sul corpo dal suo pene.
In estate, poi, la tipica riacutizzazione del disturbo.
Quando gli era possibile, evitava di guardare le donne con le minigonne, quelle scollate oltre misura per fare fronte alla calura (nella foto la fotobusta del film "L'insegnante", 1975).
Queste ultime, per lui, nella sua produzione delirante, erano divenute una persecuzione perché gli abiti succinti lo eccitavano ed allora non riusciva più a controllare i movimenti inconsulti del suo incomodo.
Talvolta discuteva anche con quest'ultimo e, come si fa con un bimbo discolo, lo invitava a calmarsi, e stare fermo.
Il che, così come per natura è giusto che sia, involontariamente, aumentava l'irrequietezza dello stesso.
Così, una bella mattina, si decise a tagliarlo e, munitosi di un grosso coltello da macellaio, con un colpo secco, nel bagno dell'autogrill nei pressi di Grottaminarda, portò a termine il desiderio a lungo covato.
Al momento del ricovero, si presentò umile nell'aspetto, malgrado la sua fisionomia fosse fredda e cupa.
Questo residuo di coscienza nel prendere atto del suo stato morboso aumentava la sua disperazione.
Giunto in reparto, dopo la sutura realizzata da parte dei medici della chirurgia, si spensero i sogni, i desideri, la passione, le speranze.
L'evento, per questo, venne vissuto come estraneo.
Gli impulsi apparivano livellati. Il fastidio, motivo di tante speranze, era scomparso. Finalmente.
In fondo era, però, contento, convinto che oramai era venuto meno il motivo del suo continuo essere infastidito.
Manifestò così tutto il suo delirio psichico.
Il nemico era andato via.
Nel discorrere, in ogni momento, manteneva una perfetta coerenza nel riferire le motivazioni conduttorie delle sue allucinazioni.
Le sue risposte sempre vaghe e strambe.
Fu, in fondo, una storia triste.
Quando, tolti i punti di sutura, venne dimesso, anche per effetto della terapia, appariva sedato.
Vederlo allontanare, dopo l'affidamento al dipartimento di competenza per il prosieguo delle cure, un nodo mi strinse la gola".

comunicato n.142321



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