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Benevento, 26-05-2019 08:16 ____
Operare in un Pronto Soccorso in questi tempi in cui la politica, non solo qui da noi, ha distrutto la sanita', e' impresa davvero ardua
Ritrovarsi, poi, a doversi difendere, molte volte per lungo tempo, per colpe non commesse, diventa davvero inquietante, scrive Peppino De Lorenzo commentando il manifesto fatto affiggere dall'Ordine dei Medici
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Peppino De Lorenzo, in occasione dell'appuntamento domenicale con i lettori, questa volta, prende lo spunto da un manifesto apparso, giorni fa, sulle mura cittadine, per soffermarsi ad analizzare un problema che, come lui stesso asserisce, si sta diffondendo ogni giorno di più.
Con precisione, il quotidiano ricorso alla magistratura dopo decessi che si verificano, anche qui da noi, presso i due ospedali cittadini.
Ecco ciò che scrive.
"Le mura della città, come da incarnata consuetudine, spesso richiamano l'attenzione onde offrire, attraverso i cartelloni, notizie d'ogni tipo. Le più svariate.
Alcuni giorni fa, su commissione dell'Ordine dei Medici di Benevento, d'intesa con la federazione nazionale di categoria, sono apparsi, appunto, dei manifesti, di colore bianco e rosso (foto).
Oltremodo significativo ed incisivo il lapidario segnale che da questi ultimi proveniva: "Il nemico non è il medico ma la malattia".
Bisogna, doverosamente, prendere atto che, in pochissime parole, sia stato, egregiamente, evidenziato un problema serio, molto serio, che, al punto in cui si è giunti, non può, di sicuro, essere ancora sottovalutato, ma richiede di essere affrontato, al solo scopo di arginarlo.
E' ovvio, nei limiti del possibile.
Oggi, infatti, non si giustifica più che, purtroppo, in ospedale si possa anche morire. Di qui, il ricorso alla facile denuncia.
Qualche mese fa, dei carabinieri, giunti nel mio studio per delle formali informazioni, ebbero l'opportunità di fare una osservazione condivisibile: "Veda, dottore, dissero, il più delle volte, i familiari di pazienti deceduti in ospedale non fanno neanche ritorno presso la propria abitazione, ma, dal "Rummo", vengono, direttamente, in via Meomartini".
Casi di assistenza non corretta, è vero, esistono e rientrano in una statistica fisiologica, ma che questa percentuale, oggi, sia divenuta altissima ed allarmante invita non poco a riflettere.
E' così che, da subito, la Stampa, mi sia concesso, accende i riflettori.
Esaminando le vicissitudini di tanti medici accusati negli ultimi anni e, poi, assolti, si percepisce la dolorosa misura, non solo e non tanto della ferita alle figure personali, quanto del disordine distruttivo in cui il giudizio della comunità è costretto a causa di procedure, che, per essere garantiste di parti contrapposte, in ultimo, finiscono con il dilatare, oltre ogni limite, i tempi del processo, oscurando così l'unico valore da tutelare che è quello della dignità di tanti medici, la stragrande quantità di sanitari che svolgono la professione con abnegazione e sacrificio.
Cardarelli era solito ripetere che il medico bravo sia quello che sbaglia di meno.
L'avvocato, il commercialista, il medico, appunto, se fanno bene il loro mestiere vengono elogiati, se, però, qualcuno, solo per caso, ha commesso qualche manchevolezza, anche banale, viene, oggi, subito denunciato. Senza tentennamenti. Solo il magistrato non è un comune professionista e la sua attività non è paragonabile a nessun'altra.
Si badi bene che non v'è, da parte mia, intenzione di essere il primo a fare battaglia sulla legalità, però, mi sia concesso, di esprimere, a viva voce, il giusto risentimento di tanti colleghi.
Non è possibile e tollerabile rassegnarsi ancora all'evento con certosina pazienza, dal momento che il problema ormai rappresenta una urgenza non più rinviabile.
Allo stato, secondo il mio modesto angolo visuale, una sola è la strada praticabile per almeno arginare l'incresciosa situazione.
Chi denuncia, oggi, sa bene che, in ultimo, non pagherà. Se, invece, ed è questa la strada che gli odierni rappresentanti politici dovrebbero legalizzare è quella che costringa chi denuncia a pagare qualora la richiesta risulti infondata. Così come avviene in tutte le vertenze legali.
In questo modo, si rifletterebbe prima di ergersi a fautori della facile denuncia.
Oggi, invece, si agisce come al lotto.
In questo, mi sia permesso, non poca colpa deve essere attribuita a molti legali che assecondano questo gioco al massacro.
La vita del medico non è affatto semplice.
Ho sempre ritenuto, per una esistenza intera, che operare in un pronto soccorso, segnatamente, in questi tempi in cui la politica, non solo qui da noi, ha distrutto la sanità, sia impresa davvero ardua.
Ritrovarsi, poi, a doversi difendere, molte volte per lungo tempo, per colpe non commesse, diventa davvero inquietante.
Il medico viene posto sotto assedio, per anni ed anni, sino alla conclusione del giudizio che si sa quando inizia e non si sa quando si conclude.
Ecco perché nuove norme dovranno far capire che, realmente, "Il nemico non è il medico ma la malattia".

comunicato n.122605



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