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Benevento, 17-02-2019 16:34 ____
A maggio andiamo a votare per consolidare la posizione dell'Italia in Europa o per tracciare una via d'uscita?
Siamo in presenza dell'Italexit? Il discorso del presidente del Consiglio, Conte nell'aula di Strasburgo lascia qualche dubbio in tal senso
di Roberto Costanzo
  

Nei prossimi mesi, quali potranno essere gli accordi e le alleanze nell'Europarlamento di Strasburgo, nel Consiglio europeo e nella Commissione di Bruxelles?
Questi punti interrogativi sono più che condivisi al nostro tavolo del Caffè chiacchierato nella conversazione sul prossimo voto del 26 maggio.
In questo contesto di quesiti e dubbi, si insinua il dirompente discorso che recentemente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha tenuto nell'Aula di Strasburgo, con toni e argomenti aggressivi e tranchant, mai usati da un capo di governo in quell'aula.
Eppure Conte è conosciuto come un accomodante equilibrista.
Egli ha spavaldamente affermato che questa Unione Europea è al "canto del cigno", e che "l'Italia rappresenta un'isola di stabilità circondata dall'instabilità altrui", quasi a contestare quelle istituzioni pubbliche e private che nel mondo, in Europa e in Italia sostengono e documentano che il nostro paese sia ormai in fase di recessione economica e non solo economica o che siamo l'unica nazione europea a non avere più una precisa politica estera, vedasi la posizione assunta sul caso Venezuela...
Forse più che scandalizzarci delle inurbane espressioni usate dal discutibile capo dell'eurogruppo liberale, Guy Verhofstad, ci si dovrebbe preoccupare di accertare le motivazioni e gli obiettivi dell'inusuale intervento del nostro primo ministro.
Intanto, va rilevato che in ogni Paese europeo crescono i movimenti sovranisti e populisti antisistema, sebbene questi movimenti non esprimano la medesima linea politica, anzi divergono su molti dossier. Soprattutto non va dimenticato che nei ventisette Stati membri dell'Unione Europea (Ue) essi hanno scarse possibilità di andare al governo, salvo sei o sette casi.
All'assemblea di Strasburgo la più rosea prospettiva per loro è che passino dall'attuale 7% al probabile 18%: Comunque rimarrebbero fuori dai giochi di potere, salvo che almeno Salvini non si accodi al Partito Popolare Europeo (Ppe), tramite l'intermediazione di Berlusconi...
Indubbiamente le istituzioni comunitarie negli ultimi tempi dimostrano di essere sottoposte ad eccessi di tecnocrazia e burocrazia, tuttavia non va sottaciuta la loro storia di un lungo, ma spesso non lineare, processo di integrazione, sempre tramite il dialogo e la cooperazione intergovernativa e democratica.
Non possiamo dimenticare, che nel passato le nazioni europee si incontravano ufficialmente (Vienna 1815 dopo Napoleone, Versailles 1919 dopo la prima guerra mondiale, Parigi 1947 dopo la seconda guerra mondiale) soltanto per sottoscrivere gli armistizi, dopo sanguinose guerre e quindi per imporre sanzioni e penalità agli sconfitti di turno.
Per chiudere una guerra che inevitabilmente sarebbe stata poi riaperta a distanza di qualche decennio, con alternanza di alleati e nemici.
Per convocare conferenze, cosiddette di pace, ma non per cancellare le cause di un ulteriore inevitabile conflitto tra i popoli europei.
Diversi sono stati gli obiettivi e le modalità degli incontri tra i governi europei nel secondo dopoguerra, ad iniziativa di Schuman, De Gasperi e Adenauer, i quali vedranno nella Comunità europea l'unica via e l'unico modo per evitare altri conflitti bellici e per promuovere per la prima volta un consistente comune sviluppo.
Finora non si sono viste alternative a questo progetto, sebbene qualcuno oggi vorrebbe disconoscerne il valore.
Quindi se il nostro presidente Conte punta a meglio posizionare l'Italia in Europa, chiediamogli a quale Europa egli punti.
Con quali alleati vorrebbe posizionarsi per cambiarla: con i sovranisti dell'Est?
I quali certamente non vogliono aumentare il potere dell'Ue, nè allargarne le politiche comuni.
Non va sottaciuto che ancora in questi giorni un autorevole esponente della Lega di Salvini ha dichiarato pubblicamente che per l'Italia è meglio uscire dall'euro...
Oppure Conte vuole andare con i populisti antisistema, alla Di Maio, che nell'Europarlamento si alleano con le minoranze antieuropeiste e negazioniste.
Forse ci sfugge che oggi sono italiani il presidente dell'Europarlamento, il presidente della Banca Centrale Europea e il vicepresidente della Commissione con delega alla politica estera.
Domani l'Italia si troverebbe autoesclusa dalle poltrone che contano a Strasburgo, a Bruxelles e a Francoforte.
E' pensabile che Conte non si faccia questo conto? O forse dobbiamo supporre che egli si stia preparando ad altro?
Cioè all'Italexit, all'uscita del nostro Paese dell'Unione Europea.
In tal caso la Libia ed i Paesi del Nordafrica sarebbero pronti ad accoglierci...
Qualche interlocutore del tavolo del Caffè chiacchierato ha richiamato l'attenzione sullo show di Di Battista e Di Maio a Strasburgo per contestarvi la sede del Parlamento Europeo.
L'argomento si presta a varie suggestioni: lo affronteremo in una prossima conversazione.

comunicato n.119921



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