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Benevento, 12-12-2018 17:50 ____
Antonella Marandola, docente di Procedura Penale alla Facolta' di Giurisprudenza Unisannio, esorta a riflettere sui femminicidi
Il procuratore Policastro propone all'Ateneo di istituire un Corso di studi sull'intervento penale relativo alla violenza di genere. Per il questore Bellassai occorrerebbe anche una cabina di regia che coordini le iniziative
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L'Aula "Ciardiello" dell'Università degli Studi del Sannio ha accolto quest'oggi il seminario sul tema: "Giornata di Studi sulla violenza di genere" voluto da Antonella Marandola, docente di Procedura Penale alla Facoltà di Giurisprudenza.
La violenza sulle donne, ha esordito Marandola, è inaccettabile, oltre che penalmente censurabile, soprattutto quando è perpetrata per futili motivi.
L'Università degli Studi del Sannio si fa portavoce, dunque, dell'aspetto culturale.
Bisogna, infatti, educare la donna al rispetto reciproco.
L'altro aspetto, squisitamente culturale, è l'approccio di sistema e quindi fare rete.
In questi giorni si parla molto del fenomeno e c'è dunque verso di esso un approccio diverso ed a volte si dice che esso aumenti ed a volte che diminuisca.
Io ritengo, invece, che ci sia la necessità di far emergere comunque questa problematica che è molto più latente di quanto si possa credere.
L'educazione si dà con l'esempio.
Il problema, ha ancora detto Marandola, non è solo agire con la repressione proprio perché il discorso è molto più ampio, un discoso che si cercherà di sviluppare grazie agli interventi dei relatori che occupano di vari segmenti della stessa problematica.
La docente di Proceura Penale ha quindi presentato il suo primo ospite, l'assessore regionale alle Pari Opportunità, Chiara Marciani che ha parlato dei Centri Antiviolenza e del loro attivismo e della necessità di sostenere le donne con i figli minori altrimenti non saprebbero dove andare.
Sono state predisposte le case rifugio ma per casi estremamente rari.
Il sussidio di 8mila euro, ha proseguito Marciani, è un primo aiuto ma con il progetto "Svolta" si cerca di renderle autonome queste donne andando al di là del contributo.
E questo è un aspetto non trascurabile dell'intero fenomeno perché il 70% delle donne che subuiscono violenza hanno figli minori, bimbi che quasi sempre assistono proprio ai gesti di violenza.
Bisogna poi proseguire nel percorso coinvolgendo coloro che possono identificare chi è o potrebbe essere vittima di violenza e tra questi metterei gli operatori del Pronto Soccorso degli Ospedali, dove dovrebbe essere necessariamente possibile riconoscere le cosiddette violenze mascherate.
La buona prassi collaborativa è anche con la Questura o con i Carabinieri dove magari debbono essere predisposti dei luoghi accoglienti che mettano la donna a proprio agio quando si presenta per una denuncia.
Insomma, ha detto Marciano, si tratta di mettere insieme una serie di tasselli che possano reggere insieme.
La Regione Campania è al secondo posto in Italia per il più alto numero di femminicidi.
Trovandomi in questo luogo debbo però anche dire, ha concluso Marciani, che spesso trascuriamo gli studenti universitari ed invece è anche in quella direzione che dobbiamo lavorare attraverso la istituzione di uno sportello per la sensibilizzazione.
Antonella Marandola, nel riprendere la parola, ha sottolineato come sia utile un tassello da comporre anche sull'attività lavorativa.
Introducendo poi l'intervento del procuratore Aldo Policastro, la docente ha parlato anche del terribile fenomeno dell'uso dell'acido gettato sul volto della donna, un gesto crudele ed irreversibile.
Il procutatore ha esordito ringraziando l'Università degli Studi del Sannio che è sempre molto attenta alla problematica.
Prima di venire qui, ha detto, ho chiesto alle mie due figlie quale sarebbe stato il messaggio che avrei dovuto lanciare.
Mi è stato detto di rimarcare innanzitutto di quanto sia vergognoso che in un Paese civile si debbano fare dei convegni su queste vicende e poi rivolgere particolare attenzione anche nei confonti di chi non ha la faccia bianca, attenzione cioè ai migranti che non hanno nemmeno la possibilità di questa sensibilizzazione.
Sono però le cose ed i fatti che ci spingono verso la necessità di un'attività convegnistica.
I numeri ci parlano di femminicidi ma bisogna considerare anche quelli orientati sessualmente in maniera diversa.
E dunque il fenomeno non investe solo le donne.
Nel 2017 a livello nazionale ne sono state uccise ben 173 di donne mentre 65 sono state uccise nel 2018, di queste l'80% sono state massacrate da persone conosciute e nell'81% dei casi il delitto è avvenuto tra le mura domestiche e questo significa che c'è violenza tra relazioni degradate.
A Benevento la violenza per maltrattamenti ha visto 169 casi nel 2016, 153 nel 2017 e 194 nel 2018; per stalking sono stati 166 nel 2016, 220 nel 2017 e 182 nel 2018, questi per i fatti elencati.
Le misure cautelari sono state 13 nel 2018 con ordinanza di arresti domiciliari e 9 in carcere.
I casi di violenza sessuale sono stati 32 nel 2017 e 19 nel 2018.
Il dato confortante, ha continuato Policastro, è che tutto quello che è giunto in Procura, nel giro di un anno, è stato definito e dunque i tempi sono certamente al di sotto di quelli per altri processi. Questo anche grazie alla sensibilità dei magistrati.
Bisogna aggiungere, ha detto il procuratore, che purtroppo i dati citati rappresentano solo il 10% dei fatti perché è solo questa la percentuale degli episodi che poi giungono fino alla denuncia.
Il procuratore Policastro, nel confermare che occorre competenza e studio su questa materia, ha suggerito all'Università degli Studi del Sannio di dedicare un corso di studi sull'intervento penale sulla violenza di genere o, addirittura, un corso interdisciplinare che tenga conto dell'aspetto penale, amministrativo, sociale e linguistico.
Anche tramite le tesi di laurea ci si potrebbe interessare della problematica trattando ed analizzando le decisioni giudiziarie quando si valuta la testimonianza.
Il procuratore Policastro non ha mancato, infine, di rappresentare l'estrema difficoltà in cui viene a trovarsi un magistrato inquirente che talvolta è costretto a valutare se andare contro la volontà della donna relativamente ai fatti gravi che lei ha prima denunciato e sui quali poi intende fare marcia indietro.
Avverto come grave la decisione di portarla comunque in giudizio, anche perché ci si potrebbe poi trovare dinanzi ad una testimonianza fallace che porterebbe ad un'assoluzione per l'imputato. Questo ripensamento avviene soprattutto quando vittima e carnefice sono componenti dello stesso nucleo familiare.
Il dato è che quasi sempre è la mamma che si fa carico del destino dei figli, l'uomo molto meno.
Il questore Giuseppe Bellassai ha da subito contestato che il ruolo assegnato alla Polizia di Stato sia esclusivamente quello della repressione o della prevenzione.
La Polizia deve essere, invece, moderna ed insieme ad altri attori messa in condizione di fare rete e cultura della non violenza e dunque anche di genere.
Il questore ha ripreso poi la rappresentazione di Medea che uccide i figli per vendicarsi di Giasone che l'ha tradita, una violenza di genere indiretta, dunque.
E l'esempio è qui pertinente perché il carnefice è una donna mentre noi siamo portati a conoscere le violenze sulle donne.
Questo sta a dimostrare anche che la violenza è dell'essere umano nel conflitto tra il bene ed il male e solo la cultura può indirizzare verso il bene.
La violenza di genere, ha proseguito Bellassai, è trasversale e colpisce tutti. Non ha, peraltro, passaporto ed attraversa civiltà e tempi.
Bellassai ha chiesto poi di valutare la possibilità di creare una cabina di regia per stabilire quali le iniziative da porre in essere e come portarle avanti con l'intento di avere risultati proficui.
I numeri del 2018 riportano un aumento degli atti di violenza contro le donne dal 68% del 2017 al 71% del 2018.
Il rapporto poi di chi commette questi reati è dato dal 24% di stranieri nel 2018 rispetto al 27% del 2017 e dagli italiani dal 77% al 73% e dunque, alla luce di ciò, le valutazioni che si fanno spesso non tengono conto dei numeri.
A conclusione il questore ha invitato a valutare complessivamente il bicchiere mezzo pieno con una legislazione che è peraltro assolutamente confortante.
Gli ammonimenti sono stati 2 nel 2017 e 4 nel 2018, numeri risibili in ragione del fenomeno perché da un'attenta valutazione dei fatti ci si accorge che non ci sono le condizioni per emettere questi provvedimenti.
Al termine dell'intervento del questore Bellassai, Antonella Marandola si è chiesta se anche i sindaci del territorio abbiano effettivamente preso contezza di cosa stia succedendo intorno a loro.
Rosaria Bruno, presidente dell'Osservatorio sul Fenomeno della Violenza sulle Donne ha confermato che il taglio interdisciplinare dato alla questione da Marandola è senza dubbio utile alla discussione.
Quindi ha esposto il contenuto del sito dell'Osservatorio, uno strumentio autonomo dalla politica, che appartiene all'intero Consiglio regionale della Campania e che garantisce tutte le parti.
Iolanda Ippolito, infine, criminologa investigativa e presidente dell'Associazione "Forum-Lex" ha detto che le norme in realtà ci sono, anzi esse aumentano ma nessuno ne controlla gli esiti.
Necessita, invece, una tutela che vada oltre anche gli orari di lavoro e di servizio che non può terminare alle 14.00.
Dunque, con l'Associazione che ha costituito si va proprio oltre gli orari.
La continuità sul territorio è importante come avere un punto di riferimento costante cui si può rinviare.
Certamente ci vuole coraggio per far sì che le cose vadano avanti e per questo è stato posto in essere anche un corso di specializzazione con i moduli tecnici a cui hanno partecipato varie figure professionali.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

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