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Benevento, 08-11-2018 15:12 ____
Policastro ha tuonato contro il "quieto vivere", un patto che e' presente sul territorio e perpetrato da chi vuole che la situazione resti com'e'
A questo si aggiunga la cultura del "sono fatti nostri" praticata dalla politica nei piccoli e grandi municipi. Ma se facciamo campare tutti perche' volete a tutti i costi rompere questo equilibrio? Il procuratore al Convegno di Libera sulle mafie
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Il viaggio della conoscenza è cominciato ed anche il Coordinamento Provinciale di Libera ha illustrato in città il rapporto "LiberaIdee", una ricerca sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione in Campania e lo ha fatto nella sede dell'Università degli Studi del Sannio, massima espressione dell'insegnamento cittadino ed alla presenza, oltre che di studenti dell'Ateneo, anche di giovani allievi degli Istituti superiori "Giannone", "Guacci", "Lucarelli" e "Palmieri".
Il procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, chiamato a parlare al termine del lunghissimo convegno durato quasi tre ore, (cose fuori dal mondo! ndr), ha commentato i dati diffusi da Libera e frutto d'interviste e di risultanze di convegnistica e laboratori organizzati ad hoc ed ha sottolineato il dato che il 90% dei campani ritengono che la denuncia di fatti criminali sia necessaria ma inutile.
Inutile anche perché si ha paura che l'intero apparato sia corrotto e che quindi possa trovarsi di fronte addirittura una persona corrotta nel mentre riporta un fatto da perseguire e questo non può che procurargli guai.
Questo vuol dire che, ha proseguito Policastro, non siamo stati in grado di dire e di far percepire il messaggio: Di noi vi potete fidare.
La corruzione, ha detto il procuratore, è un male terribile e nonostante ciò si consideri che essa fino a qualche anno fa era punita al pari di un furto in un supermercato.
Mi rendo conto che anche io, ha detto Policastro, devo fare molto di più per combattere questo fenomeno e lo devo fare dando risposte ed accertamenti rapidi.
Sulla corruzione era comune il concetto che i cialtroni e gli straccioni fossero da Roma in giù mentre le persone perbene fossero da Roma in su.
Non è così se è vero come è vero che uno degli ultimi processi alle Mafie del nord conta circa 250 imputati e dunque non siamo in presenza di fenomeni marginali.
La verità è che in Campania la mafia fa rumore per i fatti di sangue che alimenta e che sono tantissimi.
Al nord invece la mafia è silente ma si insinua parimenti nella pubblica amministrazione.
Non si dimentichi, ha ancora detto Policastro, che i rifiuti sversati in Campania erano quelli prodotti da industrie del Nord.
Il procuratore ha quindi parlato di adeguamento delle attività di indagine ma la corruzione si batte solo assumendosi ciascuno e fino in fondo le proprie responsabilità.
Riguardo agli imprenditori essi devono convincersi ad alzare l'asticella della legalità perché registriamo ancora forti resistenze nel non utilizzare, ad esempio, il lavoro nero, lo sfruttamento del dipendente, il risparmio a tutti i costi aumentando i profitti e contravvenendo alle norme.
Policastro ha poi tuonato contro il "quieto vivere", un patto che è presente sul territorio e perpetrato da chi vuole che la situazione resti così com'è.
A questo si aggiunga la cultura del "sono fatti nostri".
La politica esprime sincera meraviglia quando interveniamo in determinate circostanze, meravigliata del perché mettessimo becco in quel comune.
Ma se facciamo campare tutti, ci viene detto talvolta, perché volete a tutti i costi rompere questo equilibrio?
Noi rispondiamo che dobbiamo difendere la libertà d'impresa ed i principi democratici.
Gli anticorpo noi li abbiamo e sono pronti a rompere anche gli equilibri consolidati per modo che tutti possano essere garantiti e non solo la borghesia bene di questa città o di altre.
Questi sono i nostri anticorpo.
Il potere che abbiamo ci sforziamo di portarlo con disciplina ed onore ed io mi batto per affermare questo principio.
L'impegno in tal senso è il massimo così come siamo protesi al rispetto anche del principio della non colpevolezza ed anche a dichiarare il non luogo a procedere quando non vi sono elementi certi per accusare una persona e lo facciamo anche quando nella pubblica opinione vi è il convincimento che appaiono evidenti, ma senza prove, gli elementi di colpevolezza.
E' necessario garantire sia le vittime che gli imputati.
Mai scartare sui diritti.
Sin qui il procuratore Policastro.
Tornando all'avvio dei lavori, essi sono stati introdotti da Michele Palmieri, giornalista, che ha parlato della percezione delle criminalità all'interno di un tessuto sociale che va disgregandosi. In questi spazi, in questi interstizi, si inseriscono gli episodi criminosi.
Antonella Tartaglia Polcini, docente di Diritto Civile all'Università del Sannio nel portare anche i saluti del rettore Filippo De Rossi, ha esordito dicendo di condividere il percorso che Libera porta avanti con successo, un percorso rivolto alla formazione di una coscienza ed una conoscenza di dati qualitativi e quantitativi, che sono il presupposto imprescindibile per qualsiasi forma di contrasto che parta dalla pienezza della partecipazione attiva rispetto ad un fenomeno capillarmente diffuso nella società civile.
Sono una giurista e dunque ben lieta che una particolare attenzione sia rivolta al contrasto alla criminalità organizzata attraverso le strategie patrimoniali.
Benevento è una città piccolina ma partecipe e sensibile ad atteggiamenti positivi e di tipo costruttivo, ha proseguito Antonella Tartaglia Polcini.
E' emersa una forte componente conoscitiva, di testimonianza da parte degli intervistati da Libera, della percezione che la mafia sia oramai un fenomeno globale e questo proliferare è alimentato da quello che noi conosciamo come economia criminale.
Questo significa che l'econiomia, che è l'insieme dei mezzi produttivi che rappresentano il profitto sul quale vivono, si consolidano le società e le istituzioni e dunque appellare l'economia, come criminale, significa porre una ipoteca enorme, sull'elemento strumentale di carattere patrimoniale allo sviluppo.
Alla mancata crescita dell'Italia a livello europeo si collega la necessità di adottare misure preventive e correttive per tentare un recupero, una rinascita crescita. E tra queste misure, ahimè, c'è l'apertura della normativa nazionale mediante il Decreto Sicurezza alla possibilità che i beni sequestrati, in quanti acquistati e sottratti alla società civile o acquisiti con i proventi illeciti, possano essere venduti ai privati anche attraverso aste.
Questo è un modo anche per contrastare la crisi e provare a fare economia attraverso imperi economici, ma c'è il rischio concreto che possa essere rischiosa se non accompagnata da misure regolamentari che facciano sempre, di questi beni, oggetto di vincoli a fini sociali.
Il timore, infatti, è che la criminalità organizzata quel bene confiscato possa poi riacquistarlo attraverso sistemi striscianti, nascosti e non trasparenti anche perché un boss importante e famoso disse che fa molto male subire la privazione di un bene.
Antonella Tartaglia Polcini ha concluso il suo intervento con un messaggio lasciato ai giovani e cioè che nella titolarità del patrimonio quella che conta è la funzione, la destinazione, la veicolazione di quel patrimonio verso onesti e quindi abbiate chiari gli obiettivi di questo essere.
E dundue i beni confiscati, indipendentemente dalla titolarità, devono essere destinati ad uno sviluppo sostenibile che si colloca attraverso la eliminazione delle povertà, al rafforzamento delle occupazioni, la credibilità delle istituzioni, il miglioramento delle intrasfrutture.
Antonella Marandola, docente di Diritto Processuale Penale alla Facoltà di Giurisprudenza di Unisannio, ha aperto e concluso il suo intervento con due frasi di Giovanni Falcone, con le quali ha descritto la mafia come un elemento divenuto più duttile descrivendo così la mafia odierna, quella attuale. Una frase che colpisce e che fa male perché in realtà Falcone è stato lungimirante.
Per molti anni la mafia è stata colpita attraverso la repressione penale anche con grandi inchieste talvolta spettacolari.
E la domanda è: Mediante questa azione la mafia è stata sconfitta?
In realtà essa si è trasformata divenendo anche più pragmatica.
E quindi dal punto di vista della repressione si agisce in via preventiva ecco perché la moltitudine di giovani presenti in quest'aula.
La vostra presenza qui è motivata dal fatto che voi siete Stato.
Esso non è qualcosa lontano da noi ma ci appartiene e vioi ne fate parte quotidianamente.
Questo vuol dire che il problema dei rifiuti è un problema nostro e non si tratta solo dello stoccaggio o degli incendi gestiti dalla mafia ma della qualità dell'aria che riguarda noi tutti e qui non siamo riusciti ad essere celeri sulle normative anche sui reati ambientali.
La criminalità si muove molto prima dell'apparato statale.
E dunque occorre far scendere in campo l'azione preventiva contro la bassa criminalità attraverso la diffusione dei dati per modo che ci sia un'azione ed una reazione da parte di tutta la collettività.
I reati contro la pubblica amministrazione, ha proseguito Marandola, è un reato contro la Costituzione. A tale riguardo abbiamo dei valori che abbiamo conquistato e che dobbiamo difendere.
Le mafie si sconfiggono attraverso delle azioni di prossimità cioè l'associazionismo funzionale che fa capire il dato che la mafia è qualcosa di prossimità e che va sconfitta.
Ai giovani dico: Qualunque cosa farete da grandi arriverete ad un bivio. Una domanda vi verrà certamente posta. Se direte no, non succederà nulla ma se direte sì esso lo si porta avanti per sempre.
La docente, di origini triestine anche con un papà campano, ha confermato che per sconfiggere la mafia bisogna seguire i soldi e far funzionare la logica.
L'altra questione è la gestione del personale che forse è migliore di quella dello Stato.
La mafia ha dunque una gestione sul territiorio degli uomini ed essa va sconfitta attraverso il 41/bis, il carcere duro.
Poi c'è la intimidazione, che è costante.
Questi i tre fattori di riflessione.
Riguardo, infine, i beni confiscati dallo Stato, essi è bene che tornino a voi, ai giovani che sono invitati a gestirli e bene perché essi sono patrimonio del nostro Paese.
Michele Martino, referente del coordinamento provinciale di Libera Benevento, ha sottolineato come la parola sia conoscenza da cui nasce la consapevolezza e la responsabilità sui territori.
Il senso della manifestazione è quello di aver voluto fare un viaggio per costruire insieme un percorso di responsabilità.
A Francesco Visalli ed a Simone Razzano di Libera Benevento è toccato esporre i dati emersi dal report di LiberaIdee.
La mafia non è più il boss con la coppola, ha detto Visalli e dunque bisogna ragionare, guardando ad essa, in termini diversi.
Il rapporto è puntuale ed il compito di tutti è quello di rileggerlo nella sua interezza.
Alla domanda sulla rappresentazione della mafia ben il 74,9% degli intervistati ha affermato essere un fenomeno globale e quindi è una mafia di sistema che ha come oggetto principale delle sue attività la droga, il pizzo e la estorsione nonché l'illecito smaltimento dei rifiuti.
La corruzione è percepita come fenomeno diffuso in Campania oltre il 90% degli intervistati afferma che essa sia presente.
Chi dice che è addirittura assente sono pochi ed appartengono tutti alle aree del Nord-Est.
L'analisi qualitativa dei dati è stata affidata a Simone Razzano che ha esposto i profili degli intervistati tra le forze produttive del Paese.
Un elemento importante da analizzare è che risulta esserci una fortissima infiltrazione della camorra nell'agricoltura con i reati del caporalato e dell'usura e l'acquisizione di terreni da parte della criminalità.
Da non sottovalutare poi anche i furti e la sottrazione di macchinari,.
In edilizia è parimenti forte l'infiltrazione mafiosa soprattutto quando si tratta di gestire fondi derivanti dalle emergenze, fondi che vengono impiegati con minori controlli.
Nell'ambito commerciale da non sottovalutare è il tema della contraffazione e quindi l'invito di Razzano è stato a non acquistare tali prodotti che rappresentano un'altra voce di bilancio della criminalità organizzata. Con quel ricavato di acquistano armi e munizioni.
Qui emerge anche la solitudine del commerciante che deva fare i conti con piccoli eventi criminali che possono però portare alla distruzione dell'azienda.
Infine, ha riportato Razzano, per quanto riguarda l'Industria c'è una tendenza a non far emergere dati riguardo la infiltrazione criminale mentre la Cooperazione è utilizzata come strumento legale per poter operare alla luce del sole.
Riccardo Christian Falcone, di Libera Campania, ha sottolineato la volontà di riqualificatre l'impegno di Libera sui territori, un lavoro difficile che finisce e che riparte.
Relativamente ai beni confiscati alla criminalità organizzata emergono prospettive e tracce dell'impegno che abbiamo di fronte. In Campania ci sono circa 120 sodalizi che lavorano per trasformare quei beni confiscati in luoghi di speranza e per farne risorse per la comunità. In tutta Italia ne sono oramai oltre 800.
Davide Pati, dell'Ufficio di Presidenza Libera Nazionale ha detto che il viaggio di libera è cominciato circa 25 anni fa con le stragi di mafia e negli anni ha dimostrato che la mafia non esisteva più solo al Sud ma anche al centro ed al nord del Paese.
Quello che viene presentato è un viaggio che consegna una conoscenza a ciascuno di noi, una conoscenza che dobbiamo essere in grado di farla propria.
Giuseppe Marotta, infine, direttore del Dipartimento Deem, ha informato del master per formare dei manager per le cooperative che gestiscono questi beni confiscati anche perché è vero che non devono fare profitti, ma neanche possono chiudere in perdita.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

comunicato n.117417



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