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Benevento, 15-08-2018 09:29 ____
Vacanze agitate: Siamo dinanzi ad un vero e proprio baratro, un naufragio, una brutta ed indecorosa pagina per la sanita' del nostro territorio
Vorrei non dover raccontare un giorno di essere stato sordo mentre la gestione della sanita' stava scrivendo la pagina piu' indecorosa di tutti i tempi. Auspico che gli eroi della politica siano capaci di ipotizzare un futuro a difesa di chi soffre
di Giuseppe De Lorenzo
  

Le considerazioni del giorno di ferragosto, come quelle di un nuovo anno, affidate a "Gazzetta", sono divenute una piacevole consuetudine. 
Tuttavia, per sincerità, ritengo giusto precisare che mi sento molto smarrito dinanzi all'estate che è nel pieno calore, nonostante l'eccezione di ieri e di oggi.
Mi chiedo, infatti, perché, in questo periodo, sia quasi d'obbligo fuggire dalla massa.
Un rito, quest'ultimo, che prima mi intrigava non poco e che, ora, invece, quasi mi irrita.
Ad un certo punto della vita, viene a noia l'estate, ma c'è ben poco da fare.
I tempi lontani delle nostre vacanze, quando eravamo ragazzini, erano decisamente diversi da quelli odierni.
Poi, d'improvviso, tutto è mutato.
Orari, il rispetto della canonica distanza dal pranzo al bagno, le file ai telefoni pubblici per comunicare con chi era rimasto a casa e giù di lì.
Estati diverse, decisamente diverse, non sapendo, in tutta sincerità, se quelle di ieri fossero peggiori o migliori di quelle odierne.
Sarei rimasto ben volentieri nella mia città, circondato dai pazienti e ve ne sono molti che soffrono tanto, tra i miei libri, ma l'affettuosa costrizione dei nipotini mi ha, in ultimo, costretto a fare le valigie.
Ho, quindi, lasciato il lavoro alle spalle e interrompendo per qualche giorno la furia del tempo che assale tutti rendendoci inservibili e strani, sono partito.
E, qui, sotto l'ombrellone (De Lorenzo nella foto di stamane), ho tempo a sufficienza per riflettere sulla vita che scorre dinanzi a me come un fiume impetuoso e lontano, mentre la gioventù è fuggita.
Del resto, ho abbastanza consapevolezza, presumo, per capire che non rimarrò a lungo sulla terra.
Riflessioni, d'un tratto, spesso interrotte dal richiamo dei piccoli che, non rendendosi conto che non sono più giovanotto, pretendono di fare tuffi a ripetizione con me. Benedette le compresse di Aulin  che sono la mia ancora di salvezza dopo queste imprudenti escursioni marine.
E così mi sono soffermato su due esperienze vissute pochi giorni fa.
Le esperienze, appunto, per chi, come me, è incallito cultore di eventi insoliti, sono state sempre vissute con incarnato piacere.
Nel pieno calore di due pomeriggi, l'uno di seguito all'altro, per una strana coincidenza del destino, mi sono ritrovato a ricevere nel mio studio due dipendenti, ormai avanti negli anni, di quello che un tempo era il nostro Ospedale "Rummo".
Avevano entrambi bisogno del mio aiuto e per me è stato un imprevisto ritorno al passato che mi ha, non lo nego, emotivamente scosso non poco e sono convinto che i due graditi interlocutori abbiano recepito appieno il mio particolare stato d'animo.
Ho cercato, nei limiti delle mie modeste capacità, di rendermi disponibile onde almeno alleviare le loro attuali sofferenze, ma è stato meraviglioso, mi si creda, quel ritrovarsi ancora uniti, così come lo fummo quando l'Ospedale era per noi una famiglia.
Siamo andati insieme al ricordo delle mie rivendicazioni per una sanità migliore.
Allora, ero solo, oggi, sono in tanti a parlare.
Ho concordato con loro di essermi spesso ritrovato dall'altra parte in un mondo chiuso nei suoi privilegi, nella freddezza di un egoismo senza dubbi morali.
Poi, un giorno mi svegliai d'improvviso ed avvertii di essere stanco e di non farcela più.
Ed in un minuto, quasi per incanto, saltò la volontà di continuare a lottare.
Ecco, nel giorno di ferragosto, nei limiti delle mie modeste capacità, è mio desiderio lanciare un appello, quello di smettere di lottare, sedersi intorno ad un tavolo e ritrovare la serenità smarrita.
Solo così, la sanità del nostro territorio potrà imboccare la strada della reale ripresa.
E' facile intuire che, con lotte quotidiane, non si vada, ormai, da nessuna parte. 
Non conta che i fatti, allo stato, dopo molto tempo mi abbiano dato ragione e non contano le vicissitudini subite.
E', comunque, innegabile che, anni fa, fosse tutto così diverso.
Tuttavia, per il bene dei pazienti, sarebbe auspicabile che i vertici istituzionali si guardassero in faccia, con serenità.
Eravamo querce, ora sono solo cespugli.
Ed il grave che non si rendano conto di questa assurda realtà.
Sì, è vero, anche allora non mancavano le lotte, anche allora le nomine erano frutto della lottizzazione, anche allora c'erano incidenti di percorso, ma l'importante era che tra noi ci si volesse bene.
Ed i due ultimi incontri nel mio studio sono la prova eloquente. Il mio appello odierno è quello di riprendere a volerci bene.
Oggi, siamo dinanzi ad un vero e proprio baratro, un naufragio, una brutta ed indecorosa pagina per la sanità del nostro territorio. 
Non so se gli eroi della politica attuale saranno capaci di incominciare ad ipotizzare un futuro concreto a difesa di chi soffre.
Lascio, comunque, uno spiraglio aperto, sia pur piccolo, alla speranza.
Il sistema sanitario fa acqua da tutte le parti.
Il contrasto tra questo sfascio generalizzato e l'eccellenza di alcune prestazioni od il valore di alcuni medici non fa che rendere più aspro, più doloroso il senso di sconfitta che ognuno di noi patisce, come cittadino, di fronte a questa vergognosa situazione.
E', dunque, nel complesso, una emergenza grave quella della sanità nel territorio sannita che incombe senza che nessuno, in ultimo, sia capace di affrontarla con concretezza.
Dopo quanto si sta verificando e dalle prese di posizione da più parti si giunge ad una considerazione.
Che tutti gli uomini possono commettere errori, ma alcuno che abbia un minimo di coscienza non dovrebbe fuggire in questo modo oltraggioso dinanzi alle proprie responsabilità.
Avrebbe il dovere morale di parlare tenendo solo presente, ben presente, di non dover raccontare un giorno di essere stato sordo mentre la politica sanitaria, qui da noi, stava scrivendo la pagina più indecorosa di tutti i tempi.
A mio avviso, mi sia concesso, appare quanto mai ridicolo cinchischiare ancora in polemiche non solo sterili, ma anche poco rispettose delle istituzioni. Riterrei, al punto in cui si è giunti, leale e dignitoso, dedicarsi ad offrire risposte precise, puntuali, esatte.
E' questo che il paziente si aspetta. Non altro.
Il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, non può continuare a tacere mentre qui, tra una polemica ed un'altra, si continua ad aspettare mesi per praticare qualsiasi indagine, i medici scappano dal "Rummo", la situazione del pronto soccorso sia rimasta la stessa.
Ma di che si parla?
Sembra, talvolta, di essere su di un altro pianeta.
Negli anni ormai lontani, l'ospedale era piccolo, non c'erano le odierne attrezzature, ma, tuttavia, regnava l'accordo tra i medici e, nei momenti difficili, ci si aiutava.
Oggi, tutto questo non c'è più ed i sanitari si sentono indifesi, non tutelati, costretti ad operare in condizioni di estrema difficoltà.
Riprendiamo la fiducia, qualcuno sacrifichi qualche aspettativa, si riaccenda, tutti insieme, un discorso costruttivo, leale, sincero, con l'animo aperto ad ogni speranza.
Tanti medici degli anni addietro sono morti o spariti nei vortici del tempo. Io attendo, da stupido testimone della mia vita, che l'ora passi, l'ora stregata di una vita spesa a sperare in una politica che non può essere, purtroppo, diversa da quella che è.
Mi fermo qui.
Forse sarà meglio che lasci l'ombrellone, complice delle mie riflessioni, per un altro spericolato tuffo sicuro di trovare, poi, aiuto sicuro nelle preziose compresse di Aulin.

comunicato n.115212



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