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Benevento, 20-06-2018 19:49 ____
Avevo evitato di tornare in quei luoghi della mia infanzia la Colonia Elioterapica. Mi hanno convinto gli organizzatori della manifestazione di Basket
Ed allora sono affiorati i ricordi di tanti anni fa quando vinsi un concorso in bicicletta ma ebbi botte di santa ragione da mia madre perche' avevo le ginocchia sporche... Alla mia mente torna anche Peppe 'o piglia 'nculo...
Nostro servizio
  

In occasione dell'evento sportivo e culturale il cui inizio era in calendario per oggi alla Colonia Elioterapica e che si concluderà domenica prossima con l'incontro "C'era una volta il basket in colonia", il nostro Peppino De Lorenzo ritorna a parlare di quel complesso ubicato al rione Ferrovia.
Oggi, oltre a fornirci fotografie dell'epoca, guarda più a fondo il cassettino della sua memoria che custodisce i ricordi di quel luogo e lo sguardo va più oltre di quanto ebbe modo di fare alcuni mesi fa, nel giorno dell'inaugurazione della colonia ristrutturata.
Giunge a soffermare anche l'attenzione su di un mitico personaggio della tradizione cittadina che, per ragioni anagrafiche, è sconosciuto ai giovani, anche agli odierni organizzatori, ma che rimane ben noto, invece, alle persone mature.
Nello specifico, si tratta di Peppe delle pecore, meglio noto quale Peppe 'o piglia 'nculo.
Leggiamo.
"Devo confessare che sono state le insistenze degli organizzatori dell'evento estivo, a convincermi, in ultimo, ad entrare, dopo tanti anni, nel complesso sportivo.
Lo evitai, di proposito, quando, alcuni mesi fa, si tenne la cerimonia per l'inaugurazione del centro rinnovato, dopo decenni di abbandono, ma, questa volta, in ultimo, ho dovuto assecondare le pressanti richieste.
Quando gli anni sono passati, fors'anche velocemente, è consuetudine che i ricordi dell'infanzia restino custoditi in ognuno di noi e, talvolta, è anche opportuno non ritornare nei luoghi che hanno, nel bene e nel male, allietato la spensierata fanciullezza.
In via Vittorio Veneto sono nato.
Allora, era consuetudine, diversamente da oggi, venire al mondo in casa.
Quella strada, che ospita, appunto, la Colonia Elioterapica, impastata, all'epoca, di smunti colori, è mutata ed in modo che nulla più esiste di ciò che formava in me l'immagine beata del paradiso imbalsamato del mio ricordo.
Ciò, tuttavia, non ha, oggi, spezzato, malgrado l'urto prepotente della nuova realtà, la visione dei miei intimi pensieri, dal momento che poesia, musica e sogno sono rimasti lì e, quindi, la divina facoltà della mia fanciullezza non è stata dissipata. Infatti, se appena, ancora oggi, mi concentro, quella sola immagine avanza prepotente nella memoria e, per quanto possa ancora vivere e conoscere, sempre lì è concentrato tutto il mio mondo. 
Il complesso sportivo venne costruito negli anni Trenta per i "figli del popolo".
Doveva servire per i "balilla": bagni di sole e di fiume, considerando la vicinanza con il Calore.
L'opera era completata da un funzionale refettorio.
Nel 1944, crollato il fascismo, arrivarono a Benevento gli alleati ed occuparono l'intero complesso, trasformandolo in accampamento militare con le cucine da campo, i cassoni dell'acqua potabile, i depositi per le munizioni ed i pennoni per l'alzabandiera.
Passata la guerra, la colonia venne riadattata in complesso sportivo e furono quelli gli anni in cui, con gli amici d'allora, trascorrevo intere giornate ivi intento ai miei giochi di bimbo.
Avevo nove o dieci anni e possedevo una bicicletta, la mitica Doniselli dell'epoca, con la quale, di tanto in tanto, facevo escursioni nella zona.
Era d'estate ed un comitato organizzatore di giochi dette vita ad una competizione ciclistica da disputarsi tra i ragazzi della mia età. 
Senza dire alcunché ai miei genitori, m'iscrissi onde partecipare alla gara, ignaro di cosa mi attendesse. Il caso volle che ad essere vincitore fossi proprio io.
La mia gioia, però, fu, d'improvviso, infranta, quando, dopo aver ricevuto, sul palco eretto in proposito, dalle mani del compianto Pasquale Saponaro, allora presidente dell'Amministrazione provinciale, una medaglia d'oro, vidi comparire mia madre che me le suonò di santa ragione in presenza dei convenuti.
Il motivo del disappunto era stato generato dal fatto che, avendo tenuto all'oscuro di tutto i miei familiari, mi ero presentato sul palco delle autorità con le ginocchia sporche, i capelli azzuffati e gli zoccoletti ai piedi.
Mentre, giorni fa, partecipavo alla conferenza stampa per la presentazione dell'attuale evento, d'improvviso, un singolare personaggio della nostra città è ritornato alla mia mente: Peppe delle pecore, a tutti noto quale Peppe 'o piglia 'nculo.
Lui era solito portare lì intorno le sue pecore al pascolo, con precisione, nel terreno Mazzoni, ove, oggi, sono stati costruiti tanti palazzi.
Peppe, originario di Atripalda ed abitante al vico Trescene, conosceva le umiliazioni della povertà, le persecuzioni del disadattato, le ingiurie crudeli dei sani, il dileggio dei ragazzi.
Tuttavia, per chi sapeva leggere nei suoi occhi dilatati dalla follia, scorgeva, comunque, una prepotente invocazione d'affetto.
Semplice per tanti aspetti, strambo nelle azioni, non era strano che avesse per interlocutrici le pecore, creature essenziali come lui. Ma Peppe aveva, dal canto suo, una dote particolare. Conosceva, verso per verso, tutti canti della Divina Commedia.
Un personaggio singolare, quindi, pur se nella stravaganza sua cui ogni beneventano, al passaggio, non disdegnava di offrirgli, con generosità, un soldo in dono. Guai, però, se qualcuno lo infastidiva. Allora, Peppe perdeva il controllo della sua ragione introversa e poteva accadere di tutto.
Noi ragazzi, proprio nella colonia e nei dintorni, trascorrevamo ore intere insieme a lui ed era piacevole ascoltarlo.
Con me aveva intessuto un rapporto particolare e mi chiamava "il principe azzurro".
Divenuto più grande e Peppe avanti negli anni, incontrandoci, era sempre una festa. Quando mio padre morì, nel pieno della maturità intellettuale, lui mi scrisse, a modo suo, ma con affetto, un biglietto di condoglianze in cui così si espresse: "Caro principe azzurro, ti sono vicino augurandoti cento di questi giorni".
Nei miei ricordi, la colonia è stata anche questa.

Le didascalie delle foto d'epoca proposte.

In prima pagina: 1958 - Peppino De Lorenzo in bici sul prato all'interno della struttura
La prima foto in basso: 1957 - Peppino De Lorenzo con le suore che, in estate, nella colonia, gestivano quello che oggi chiameremmo un un campo solare
La seconda foto in basso: 1957 - Peppino De Lorenzo con un amico sul muretto del pennone per l'alzabandiera
L'ultima foto in basso: 1958 - Peppino De Lorenzo sul campetto sportivo dell'epoca.


 

                                                  

comunicato n.113906



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