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Benevento, 19-06-2018 20:21 ____
Quando si interviene, si incide, in maniera decisa e determinante sull'aspetto urbanistico di una citta', bisogna farlo in maniera partecipata
Questa e' l'idea di Giammarco Coviello e di Ida Santanelli che hanno chiamato a relazionare sul tema l'architetto Antonio Troisi. Se la Spina Verde fosse stata discussa con la gente del posto oggi non sarebbe probabilmente vandalizzata
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Quando si interviene, si incide, in maniera decisa e determinante sull'aspetto urbanistico di una città o di una parte di essa, bisognerebbe farlo in maniera partecipata.
Questa almeno è l'idea che stanno portando avanti Giammarco Coviello, architetto e presidente dell'Associazione culturale "Opinio publica", ed Ida Santanelli, avvocato e promotore del "Focus sulla città" oltre che esponente del movimento politico Fratelli d'Italia.
L'Auditorium "Gianni Vergineo" ha quindi accolto il convegno sul tema: "Benevento partecipata", focus per una rigenerazione urbana sostenibile.
Ad aprire i lavori è stato Giammarco Coviello il quale ha sottolineato che non si può trasformare una citta senza discuterne.
Il problema poi è: Con quali strumenti si possa favorire una partecipazione reale e concreta?
Resta il fatto che le scelte debbano essere condivise anche perché così possono essere rispettate dai cittadini.
E qui Coviello ha parlato della "Spina Verde" al Rione Libertà dove si può anche dire che sia stato un buon intervento di architettura, ma certamente non nato da un processo di ascolto e di partecipazione.
E così ora di quell'intervento si parla solo per la devastazione cui è costantemente soggetto.
Abbiamo un Piano Urbanistico Comunale (Puc), ha detto Coviello, che non è mai stato verificato con immagini, plastici, modelli e quindi non è stato mai offerto nulla alla gente su cui dialogare.
Quella da usare è invece l'architettura partecipata quale strumento e metodo positivo.
Ida Santanelli si è detta convinta di dover tirare le fila dell'approccio politico partendo dall'idea che politica vuol dire governo della città.
Bisogna partire, dunque, da due motivazioni: Dall'esistente oggettivo che ci rappresenta una realtà socio-economica in crisi e poi fare attenzione al Documento di Orientamento Strategico (Dos) in via di redazione che, assieme nel Programma Integrato Città Sostenibile (Pics) dovrebbe intercettare finanziamenti per circa 18milioni di euro.
E' un momento strategico, dunque, la celebrazione di questo Convegno che cade proprio nei momento di decisioni importanti.
La fase è cruciale e bisogna evitare gli interventi a pioggia del passato che non hanno peraltro prodotto alcuna caduta strutturale sul territorio.
Viene proposta, ha proseguito Santaniello, la Smart City che avrà un costo di circa 3milioni di euro, ma dietro di essa ci deve essere un pensiero lungo di città. Non basta solo la fibra ottica.
Occorre, invece, una visione integrata della città, con una interlocuzione anche tra i vari assessorati.
Santanelli si è, quindi, detta dispiaciuta poi per l'assenza del sindaco Clemente Mastella con cui avrebbe avuto piacere a colloquiare.
Questo è un convegno propositivo e non di polemiche.
La parola è quindi passatra ad Antoio Reale, assessore all'Urbanistica, il quale ha detto che l'assenza del sindaco era dovuta ad altri concomitanti impegni istituzionali.
Reale, ancora una volta, ha detto che questi primi due anni di Amministrazione, sono stati utilizzati per cercare di mettere una toppa alle storture che ci hanno lasciati in eredità.
Abbiamo dovuto chiedere finanziamenti solo per rimediare a quanto fatto in precedenza.
Il terminal bus al Rione Libertà, ad esempio, non dà nessun positivo effetto ed infatti esso sarà spostato nei pressi della Stazione Centrale.
Ora sul Pics (il vecchio Piu Europa) riusciamo ad ottenere finanziamenti per ultimare alcune opere e per farne di altre, ma immateriali.
Hanno realizzato un Piano Urbanistico Comunale (Puc) immaginando forse di dover andare su Marte assegnando ai terreni dei valori non corrispondenti a quelli di mercato.
La nostra modifica al Puc non andrà ad ampliare nulla ma solo a recuperare quello che abbiamo già.
Questa è l'idea urbanistica, l'idea di città di questa Amministrazione.
Marinella Parente, vice presidente dell'Ordine degli Architetti, ha ripercorso l'attività che l'Ordine sta ponendo in essere sul tema della rigenerazione.
L'altro aspetto da curare è poi quello della sostenibilità.
Stasera come Ordine siamo in ascolto ed in apprendimento.
A questo punto c'è stata la relazione finale di Antonio Troisi, architetto di Mta, Associati di Milano e partner dello studio Giancarlo De Carlo e Associati.
Egli ha parlato della partecipazione, tema della serata, raccontando due storie: Quella della realizzazione a Terni, negli anni Settanta, di un villaggio per gli operai delle acciaierie e la trasformazione di un edificio storico ad Urbino.
L'architettura, ha detto Troisi, non è costruire dei luoghi ma procedere pianificandoli con la gente e costruendo architettura per essa.
Terni è rimasto come un modello di partecipazione dove venivano anche studiati chi sarebbero poi stati gli abitanti di quel determinato complesso edilizio.
La prima fase negli anni Settanta fu di acculturamento e conoscenza, poi di passò al confronto fino ad arrivare al progetto definitivo.
Il "Villaggio Matteotti" di Terni fu realizzato dall'architetto Giancarlo De Carlo e furono realizzati anche dei modellini tangibili su cui discutere.
Furono così anche realizzati ampi terrazzi per chi aveva nostalgia di un piccolo pezzetto di terra dove poi con il tempo realizzarono addirittura dei piccoli orti.
Il lavoro fu fatto così bene che con il tempo generò addirittura una comunità e non solo un quartiere vissuto bene.
Oggi che quelle case sono occupate dalla terza generazione, ci si accorge che essa tende a mantenere l'originario impianto e quasi nessuno ha venduto la sua quota di proprietà.
La seconda storia partecipativa raccontata dall'architetto Troisi è stata quella della cosiddetta lunga manica costruita nel 1500 sulle mura della città ai tempi del duca Federico da parte dell'architetto Francesco Di Giorgio.
Dal 1960 al 1998 poi, dopo anni di stallo sul restauro, si avvia il progetto dell'Osservatorio della Città.
Oggi ci troviamo con un illuminato assessore all'Urbanistica che si è fatto carico di capire come potevano operare queste strutture ed avviò un processo di coinvolgimento tra più soggetti tra cui l'Università degli Studi ed addirittura le scuole elementari.
Ora si è al punto che bisogna addirittura frenare questa partecipazione perché non c'è spazio per tutti.
Un bell'esempio questo di gestione partecipata di un bene pubblico anche abbastanza grande e complesso.
Ultimata la relazione si Troisi si è aperto il dibattito con cui si è concluso il convegno.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

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