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Benevento, 22-05-2018 16:48 ____
Evento davvero particolare ed insolito che permette di scorgere un raggio di sole avvolti come si e' tutti dallo squallore della politica
L'atto di Nicola Sguera mi ha, d'improvviso, svegliato da un torpore incarnato in cui mi sono rifugiato. Il popolo pero' col tempo dimentichera' mentre lo spettacolo proseguira' assecondando i voltagabbana ed i venditori di fumo
di Giuseppe De Lorenzo
  

Le dimissioni di Nicola Sguera (foto) da consigliere comunale, decisione assunta dopo l'accordo dei pentastellati con i leghisti, inducono a delle riflessioni che, nello specifico, è bene precisarlo, non hanno, di certo, solo carattere politico, ma si fondono su di una realtà oggettiva.
Ecco perché, se, in questo momento, avverto la necessità di parlare, non è perché, sia spinto dal tracciare un esame del gesto annunciato dall'ex pentastellato, ma solo dalla considerazione che ci si trovi dinanzi ad un evento davvero particolare ed insolito.
Il che permette di scorgere un raggio di sole, avvolti, come si è tutti, dallo squallore della politica, che non lascia più speranze.
Esistono, allora, è davvero strano constatarlo, ancora individui che non praticano il trasformismo divenuto una pratica quotidiana, anche se, per onestà, si debba ammettere che quest'ultima sia antica, molto antica.
Infatti, con estrema disinvoltura, si passa da una parte all'altra, per le più svariate ragioni, spesso magari quale contropartita si offre una poltrona, una ricandidatura, un posto al sole.
C'è chi e non sono pochi, su questa tattica ha costruito la sua identità politica. E pure le poltrone hanno un valore.
Nicola Sguera, si badi bene, non  solo lascia il gruppo di appartenenza, in cui aveva creduto con tutto se stesso, ma va via anche e qui è racchiusa tutta la genuinità del suo gesto, dal posto in Consiglio.
Il tutto, mi sia concesso, sembra arrivare da un altro mondo, e da un altro tempo rispetto al presente.
Si è, infatti, in un'epoca di generalizzato torpore che tende a cancellare i contrasti, affogandoli nella totale indifferenza.
Ormai, siamo un pò tutti, chi più chi meno, disorientati, avviliti, avvolti da continui annunci, ripensamenti, ripensamenti dei ripensamenti.
E' quanto si è verificato nelle ultime settimane.
Questo, si può essere certi, è solo l'inizio del disastro finale, a conclusione degli anni addietro ed ora bisogna prepararsi alla melassa.
Se è vero che per me la battaglia appartenga al passato, vivendo gli eventi con disincanto e con sereno distacco, l'atto di Nicola Sguera mi ha, d'improvviso, svegliato da un torpore incarnato in cui mi sono, volontariamente, rifugiato.
Ho per anni combattuto contro un sistema di potere arroccato, ma, in conclusione, con risultati deludenti.
La mia è stata una battaglia sacrosanta, ma, in ultimo, rivelatasi impossibile.
Il merito di Nicola Sguera e di questo gli sono grato, è stato quello di avermi scosso, in quanto il suo gesto è pregno di una notevole e sentita civiltà. 
E' un episodio che rappresenta la testimonianza di una scelta compiuta onde non adattarsi al sistema imperante che, poi, descrive, con efficacia, il clima politico che ci circonda.
Oltre le interpretazioni di comodo e dei paradossi, che, di certo, non mancheranno, più o meno adatti alla circostanza, non vi può essere dubbio alcuno sul reale significato del gesto di Sguera.
Lui non si è fatto ingessare nella squallida logica dei partiti, anche dei movimenti che dovrebbero costituire il nuovo, e se bisognerà sfidare la critica dei benpensanti e degli integrati, in ogni caso, comunque, è doveroso rappresentare i bisogni ed i sentimenti dei tanti cittadini che in quel progetto avevano ciecamente creduto.
Ed, allora, apparirà quanto mai ridicolo ed assurdo far credere che non sia successo niente.
Il gesto di Sguera rappresenta una stangata, una forte legnata nel mezzo della schiena, un colpo secco di cui, almeno qui da noi, ci si rialzerà a fatica.
Siamo, per questo, dinanzi ad un episodio rivelatore del disastro politico che stiamo attraversando in questo periodo caotico della nostra esistenza.
Ho letto con commozione il racconto del travaglio sofferto.
Con commozione, in quanto ho sempre ritenuto che le sofferenze siano solo proprie.
Le parole di Sguera, mi scoppia la testa, ha confidato in una lettera inviata a Grillo, hanno risvegliato la mente ed hanno offerto una luce per inoltrarsi in territori sconosciuti. 
Ho ricordato le mie tante notti insonni e voglio sperare ed auguro a Nicola con tutto il cuore, che non passeranno all'azione, come hanno fatto con me. Taluni gesti non sono affatto graditi ai politicanti di mestiere. 
Un vecchio adagio recita che la sposa duri sette giorni.
Tanto si verificherà anche in questa circostanza. Tutti, qui da noi, ne parleranno, senza sosta.
Poi, la vicenda cadrà nell'oblio ed il popolo, tanto facile al giudizio del momento, dimenticherà. Presto, molto presto, mentre lo spettacolo proseguirà assecondando i voltagabbana ed i venditori di fumo.
In ogni caso, la cosa più importante è l'avere la consapevolezza delle proprie decisioni, di credere in ciò che si fa, che coincide, inevitabilmente, con quello che si è.
Il coraggio, merce molto rara, non si compra al supermercato: O ce l'hai o non ce l'hai.
Bravo, Nicola!

comunicato n.113006



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