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Benevento, 24-02-2018 12:51 ____
Fu un insegnante del liceo scientifico a finanziare negli anni Cinquanta la realizzazione dello sfondo dietro l'altare della chiesa al Rione Ferrovia
Egli provo' il dolore piu' grande, la perdita del figlioletto che si spense nei fabbricati Incis di via Vittorio Veneto. Tra gli angioletti che circondavano la Madonna c'erano anche i volti del figlio e della piccola Tuni. Ora e' tutto scomparso
Nostro servizio
  

Il nostro Peppino De Lorenzo apre un altro cassettino dei suoi ricordi e permette di conoscere, così come ha fatto in altre occasioni, vicende che fanno parte della storia della nostra terra, vicende molte volte sconosciute ai più.
Dalla lettura della nota che segue sarebbe gradito sapere se negli archivi della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, ubicata nel popoloso rione Ferrovia, siano conservati atti che possono avvalorare le notizie portate alla luce da De Lorenzo.
Nello specifico, solo don Pompilio Cristino, attuale parroco, può darci conferma.
Ecco quanto si apprende.
"Nel corso della settimana mi capita spesso, fors'anche troppo, di frequentare le chiese ubicate sul territorio cittadino.
Non già, è bene precisarlo da subito, perché, con gli anni che avanzano, sia divenuto, così come capita  a molti, bigotto incallito.
Niente di tutto questo. Anzi!
Il medico vive i drammi di tante famiglie ed appare doveroso essere vicini a chi va via, spesso dopo atroci sofferenze, in quello che, in gergo popolare, viene definito l'ultimo viaggio.
Di qui, giorni in cui la tristezza la fa da padrone.
Oggi, tra neoplasie, infarti ed incidenti il numero dei casi è davvero smisurato.
Bene.
Giorni fa, partecipando ad uno di questi riti, mi sono ritrovato nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli al rione Ferrovia.
Vi ero stato anche qualche mese prima.
Sempre per lo stesso motivo.
Questa volta, però, d'improvviso, anche senza volerlo, sono andato indietro nel tempo e tanti ricordi hanno, quasi prepotentemente, fatto capolino dall'ormai polveroso magazzino della memoria.
In quel luogo sacro fui battezzato, lì ricevetti la prima comunione e giù di lì tanti altri ricordi piacevoli e tristi della vita.
Guardandomi intorno, non so perché, non mi era capitato in altre occasioni, ho ammirato una chiesa ben tenuta, pulita ed accogliente.
Completamente mutato, però, lo sfondo dietro l'altare che non apparteneva più agli anni della mia fanciullezza, quando parroco era don Luigi Chiocchio, uomo dal carattere mite, per alcuni anni coadiuvato da don Mario, caratterialmente all'opposto.
La chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, prima del secondo conflitto mondiale, era ubicata nell'attuale piazza Cardinal Pacca, per questo nota a tutti quale piazza Santa Maria.
Distrutta dagli eventi bellici, nel 1950, fu ricostruita al rione Ferrovia, sotto la guida illuminata di Salvatore Pennella.
Fu proprio alcuni anni dopo che si pensò di renderla più confortevole.
Fu un insegnante del liceo scientifico "Gaetano Rummo" a finanziare la realizzazione dello sfondo dietro l'altare.
Era il professore Girolamo Gravante, pugliese di origine, che, in quegli anni, fresco di nomina, era arrivato nella nostra città.
Giunto qui da noi, provò il dolore più grande che un genitore possa avere: la perdita del figlioletto. Il bimbo, malgrado le cure dell'epoca, si spense al terzo piano dei fabbricati Incis di via Vittorio Veneto.
Il professore Gravante, basso di statura, molto preparato nella sua disciplina, era un uomo semplice.
Avuta l'autorizzazione dall'arcivescovo dell'epoca, monsignor Agostino Mancinelli, Gravante dette mandato ad un architetto che, appunto sullo sfondo della parete dietro l'altare, realizzò un dipinto in cui appariva la Madonna circondata da tanti angioletti.
Le testine di questi ultimi raffiguravano quelle dei bambini morti nel dopoguerra e, tra questi, anche l'immagine del figlioletto.
Tra le altre, vi era anche quella della piccola Tuni, figliuola del magistrato Carlo Maria Berruti.
Il destino è invero strano. Infatti, questa bimba morì anche lei nello stesso edificio di via Vittorio Veneto, al secondo piano. 
Nei miei ricordi, vivendo lì i miei nonni, rivedo ancora, io ero bambino, il giudice Berruti scendere le scale del palazzo, con la piccola bara della figlioletta tra le mani, per adagiarla, poi, sul carro funebre.
Sarebbe stato giusto che, nel ristrutturare la chiesa, sembrerebbe dopo il terremoto del 1980, quello sfondo non venisse rimosso, magari ripreso qualora danneggiato.
Lo stesso don Luigi Chiocchio, con sacrifici enormi, si prodigò per sopperire alle spese necessarie per la riattazione.
Fu, per questo, un errore far scomparire un pezzo di storia della vita degli anni del dopoguerra al rione Ferrovia.
Un pezzo di storia, tra l'altro, intriso di sofferenze.
Ogni funerale è senza spiegazioni quando a seguirlo è un genitore.
Non so se negli archivi della chiesa vi sia traccia di questo vissuto ed anche foto che possano rinverdire il ricordo di quelle anime innocenti.
E' una domanda che pongo all'attuale parroco, don Pompilio Cristino.
Gli anni sono trascorsi ed ormai gli eventi sono coperti dall'oblio.
La scomparsa di quelle immagini ha cancellato, ripeto, un pezzo di vita di quel rione, tutto pieno di dolori.
E' la realtà della vita. Purtroppo!".

comunicato n.110478



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