Benevento, 17-07-2017 08:55 |
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Il Movimento Cinque Stelle di San Giorgio del Sannio convoca un'Assemblea per discutere della problematica mancanza dell'acqua
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Redazione |
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Il Movimento Cinque Stelle di San Giorgio del Sannio, ha convocato un'Assemblea per discutere della problematica mancanza dell'acqua.
"Lo svolgimento dell'assemblea pubblica - si legge nella nota inviata alla Stampa - ci lascia molto soddisfatti, scrive Francesca Maio, consigliere comunale.
La perdurante negazione di un diritto minimo fondamentale come l'approvvigionamento idrico è soltanto la spia macroscopica di un problema che va compreso a fondo.
Grazie alla competenza degli esperti che hanno raccolto l'invito del Movimento Cinque Stelle di San Giorgio del Sannio e di tutti i meetup sanniti e irpini, l'incontro svoltosi venerdì sera all'Auditorium "Al Cilindro Nero" ha consentito di mettere finalmente dei punti fermi in un dibattito troppo spesso fatto di mendaci dichiarazioni ufficiali e sterili lamentele da bar.
Primo aspetto chiarito nel corso dell'assemblea: l'acqua c'è.
Certo, può sembrare paradossale alla luce di quanto accade quotidianamente nelle case di decine di Comuni irpini e sanniti, ma è così.
Contrariamente a quanto dichiara Altocalore per "giustificare" l'interminabile disservizio, le cause vere della crisi non sono le alte temperature o l'abbassamento delle sorgenti, ma la scellerata gestione della risorsa idrica.
E' bene che i cittadini sappiano che ogni giorno le sorgenti e i bacini irpini e sanniti producono un quantitativo d'acqua sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell'intera Campania: 5.800.000 abitanti (con una dotazione personale di 200 litri al giorno).
Grazie al contributo fornitoci da Sabino Aquino, abbiamo dimostrato che il Sannio e l'Irpinia sono vittime di accordi dissennati che garantiscono ingenti quantitativi d'acqua alla Puglia ed alla città di Napoli e non riconoscono nemmeno il minimo indispensabile alle popolazioni avellinesi e beneventane.
Per essere precisi: dalle sorgenti di Cassano Irpino sgorgano mediamente 2.415 litri al secondo; il gruppo sorgivo del Sele, sempre in territorio irpino, ne produce altri 4.000 litri; infine dal Serino ne scaturiscono ulteriori 2.300.
Dunque in totale quasi 9.000 litri al secondo.
Sapete quanti ne restano all'Irpinia e al Sannio?
Non crederete ai vostri occhi: 600 litri al secondo.
Nemmeno la decima parte!
E' inutile che i signori amministratori di Altocalore continuino a raccontare frottole agli utenti.
La siccità, le reti colabrodo, sono soltanto concause.
Non a caso i problemi si verificano anche d'inverno.
Se l'acqua manca solo qui da noi mentre in Puglia e a Napoli si fanno la doccia pure alle quattro di mattina, il motivo non può essere il gran caldo che di certo in Puglia o sotto il Vesuvio non è più tenue che sui monti avellinesi.
E' ora che la si smetta di trattare i cittadini come trogloditi con l'anello al naso che credono ad ogni storiella venga loro raccontata.
E' il momento che i cittadini si facciano protagonisti di un percorso di maggiore consapevolezza, percorso che abbiamo avviato con l'incontro di venerdì e che senz'altro proseguirà.
Un contributo molto significativo in tal senso è giunto da un altro ospite che ha raccolto l'invito del Movimento Cinque Stelle di San Giorgio del Sannio. Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano San Domenico e docente di Diritto pubblico a Roma, ha illustrato il senso di una recente iniziativa adottata dalla sua Giunta: l'istanza di fallimento della Altocalore.
La società, ha spiegato De Angelis, si rifiuta di onorare un debito da 50.000 euro nei confronti del Comune e nonostante la pronuncia favorevole dei giudici, il tesoriere si dice impossibilitato a liquidare la somma per mancanza di risorse.
Vedremo come si pronunceranno il prossimo 23 settembre i giudici della Sezione Fallimentare del Tribunale di Avellino in merito alla istanza presentata dal Comune di Chiusano San Domenico.
Non sta a noi stabilire se questa sia giuridicamente la strada più idonea da seguire.
Ma sappiamo per certo che la strada seguita finora, ovvero gestioni oscure e complicità dei sindaci, ha ridotto l'ente idrico a un cadavere.
Per una società che incassa milioni di euro ogni anno con le bollette regolarmente pagate dagli utenti, 50.000 euro dovrebbero essere una sciocchezza. Invece per Altocalore diventano un ostacolo insormontabile.
Del resto la montagna di debiti accumulata da questo carrozzone spolpato negli anni dalla politica clientelare assomma ormai a 130 milioni di euro, ma finora nessuno è stato chiamato a risponderne né civilmente, né penalmente.
Vedremo se ciò accadrà a seguito dei dossier presentati dal consigliere comunale di San Giorgio del Sannio, Francesca Maio, alla Procura di Benevento e dal portavoce alla Camera, Carlo Sibilia, presso la Procura di Avellino.
Di sicuro questa gestione è piaciuta ai sindaci di vario colore politico che da decenni continuano ad approvare senza battere ciglio i bilanci di gestioni colabrodo come le reti idriche.
Il Movimento Cinque Stelle è l'unica, l'unica forza politica che non ha nulla a che spartire con i rapporti incestuosi tra partiti, notabilati locali e membri dei Consigli di Amministrazione di volta in volta piazzati sulla poltrona per fare il bene dei partiti stessi e non dei cittadini-utenti.
Dall'incontro di venerdì è emerso inoltre un ulteriore elemento di rilievo.
Gli aumenti tariffari applicati a più riprese da Altocalore sono illegittimi e infondati.
Lo hanno rivelato i rappresentanti delle associazioni consumatori Adoc, Gianluca De Cunzo, e Movimento Difesa del Cittadino, Generoso Testa, intervenuti sulla questione.
L'incremento applicato nel 2013, ha spiegato in particolare De Cunzo, non è stato mai approvato dall'Autorità garante per i servizi idrici, contrariamente a quanto previsto dalla legge.
La circostanza fu accertata nel 2014 dalla Procura di Avellino a seguito di un esposto dello stesso De Cunzo per la Adoc.
Ma non contenti, nel 2015 i signori di Altocalore hanno applicato ulteriori aumenti in bolletta, peraltro retroattivi. In questo caso hanno richiesto il via libera dell'Authority per i servizi idrici che l'ha concesso a due condizioni: che la società realizzasse un piano di investimenti infrastrutturali e che il bilancio fosse in equilibrio.
Lasciamo a chi legge stabilire se tali condizioni sono state rispettate da parte di una società che per sua stessa ammissione ha reti colabrodo, e che è sommersa dai debiti.
L'attuale presidente Raffaello De Stefano ed i componenti del Consiglio di amministrazione Maria Lucia Chiavelli (Comune di San Giorgio del Sannio) e Gabriella Del Paradiso (Comune di Avellino) dovrebbero avere un sussulto di dignità e dimettersi per manifesta incapacità.
Ma chiaramente ciò non avverrà, né glielo chiederanno i sindaci che fingono di essere vicini alla popolazione per i disservizi, ma in realtà sono complici di questo scempio".
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