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Benevento, 24-06-2017 12:54 ____
Luca Aquino e' pronto ad affrontare un percorso musicale, "Jazz Bike Tour", che in bicicletta lo portera' fino ad Oslo in Norvegia
Un disco, "Aqustico vol. 2", che mi e' costato e mi costera' pedalate su pedalate, ci ha detto il grande trombettista beneventano. In effetti si': Sara' un vero e proprio album "sudato", in tutti i sensi...
di Erica Di Santo
  

Buongiorno Luca, come sta? Bene… e le gambe anche.
E' questa la simpatica risposta del noto trombettista e compositore beneventano Luca Aquino che, giusto tra una settimana, partirà in bicicletta per Oslo per presentare in tutt'Europa il suo ultimo lavoro discografico dal titolo Aqustico vol. 2 che farà da sfondo al suo: Jazz Bike Tour; il tour musicale in bicicletta che sabato partirà da Benevento per raggiungere la capitale della Norvegia.
Ecco, dunque, spiegato perché il popolare musicista made-in-Sannio tiene a sottolineare di godere di ottima salute sia nell'anima che nel corpo.
Lo stesso vale anche per i polmoni, definiti da egli stesso: "allenatissimi", tenuto conto dei due anni e mezzo di preparazione ad hoc prima del tour.
Tanto fiato, infatti, gli servirà sia per suonare la tromba che per pedalare chilometri e chilometri (per la precisione: ben 3.000 in 70 giorni!), passando da una città all'altra d'Italia, volando sulla due-ruote da un festival ad un concerto (prima in Germania, poi in Svizzera, quindi in Olanda e così via) fino ad arrivare in capo al mondo: ad Oslo.
Una meta che - dice Aquino - per me equivale quasi ad un ritorno a casa, visto che, sin da bambino, apprezzavo i misteriosi "suoni norvegesi"
Anzi, diciamo pure che il mio amore per la musica è iniziato proprio da lì ed, infatti, questo tour, che si concluderà con un maxi-concerto nella capitale norvegese (insieme a tanti musicisti internazionali), sarà una sorta di auto-regalo che mi faccio
.
Invece, sul perché abbia deciso, a 43 anni "suonati", di sedersi su un sellino e percorrere km e km di strade sotto il sole in bicicletta, risponde: Beh, rappresenta sicuramente una sfida con me stesso e, poi, pedalare è un po' come suonare: entrambe le cose, comportano un po’ di sofferenza.
D’altro canto, per dare il meglio di te stesso, devi allenarti ogni giorno.
Ci vuole costanza ma, alla fine, ti senti meglio sia nella psiche che a livello fisico.
Per anni, ho preso aerei (oltre 200 all’anno), treni, viaggiato in auto... e, purtroppo, ho constatato che il corpo, senza praticare attività fisica, iniziava a risentirne con piccoli acciacchi vari.
Poi, tre anni fa, ho ripreso a pedalare ed, oggi, sto davvero meglio.
Andare in bici, fa bene al cuore ed anche alla mente; scarichi tensioni accumulate che magari non sai neanche di avere.
Hai la testa più rilassata, ti senti più calmo… consiglio a tutti di provare
.
E, magari, pedalando pedalando, vengono in mente pure nuove composizioni per i suoi brani?
Sì, è vero; proprio così.
Ogni brano di questo album è stato ispirato proprio dalle mie passeggiate in bicicletta, dai luoghi che ho visto mentre stavo sulla bike, dalle sensazioni che il vento e la natura mi trasmettevano mentre correvo...

Ed infatti, proprio a questo proposito, c'è anche da evidenziare l'emblematico sottotitolo che Aquino ha voluto dare al suo album, ovvero: "Wheels not Walls", ruote non muri.
Quasi a dire: salite in bici e non richiudetevi tra i muri di casa vostra o tra le barriere mentali che offuscano la realtà.
Una raccolta di composizioni musicali d'autore (per l'etichetta discografica "Riverberi") che segue il precedente cd "Aqustico" (edito nel 2013); un album, inoltre, che vede il celebre trombettista beneventano collaborare nuovamente con il fisarmonicista Carmine Ioanna e che contiene anche un pezzo firmato da Carmine Ioanna ed una cover di Charles Aznavour.
Dunque, proprio in vista del lancio del suo nuovo progetto, abbiamo incontrato Luca Aquino in una di queste assolate ed afose mattinate, al tavolino di un bar del centro; un’intervista che, tra le altre cose, è stata più volta interrotta da tanti amici e conoscenti di Luca come pure da semplici cittadini che venivano a salutarlo; sinonimo della tanta stima ed affetto che la città nutre per uno dei suoi personaggi più celebri e conosciuti non solo in Italia ma anche all'estero.
Luca, ma quando è nato il suo amore per la bici?
E' una passione che viene da lontano, sin da quando, all'età di tre anni, mio zio Enzo mi donò una bici…
Lo stesso zio che, poco dopo, mi regalò anche la mia prima tromba. Da quel momento in poi, infatti, ho cominciato sia ad andare spesso in giro in bike con papà che ad esercitarmi a suonare.
E l'idea di questo tour su due-ruote a cosa si deve?
Sempre da una frase di mio zio Enzo che, tre anni fa, mentre stavamo pedalando su per una montagna, appena arrivati in cima, esclamò: Sai, mi piacerebbe arrivare in bici fino in Norvegia!
E' un sogno anche mio, gli risposi subito.
Infatti, da quella frase pronunciata quasi scherzando, mi si è "accesa la lampadina"...; mi è venuta quest’idea che poi, come ho spiegato prima, rappresenta anche la chiusura di un cerchio dovuto al mio interesse per le melodie norvegesi.
Da allora, per 36 mesi, ho continuato strenuamente ad allenarmi in bike sulle strade del Sannio.
E quando era in tour in Italia come faceva?
Fittavo una bici e me ne andavo in giro.
Agli inizi, per me, equivaleva solo ad un "gesto atletico"; poi, invece, è diventato un appuntamento imprescindibile nella mia routine.
Non ne posso fare a meno, mi rilassa tantissimo ed, anzi, lo consiglierei anche a tutti quegli automobilisti nevrotici che, quando vedono un ciclista che li fa rallentare, azzardano manovre pericolose per sorpassarli senza pensare che, perdendo 10 secondi di tempo ed un po’di pazienza in più, si possono salvare delle vite umane senza mettere a repentaglio nessuno.
Il primo luglio, quindi, partirà per questo lungo viaggio sonoro che, dopo 70 giorni, si concluderà ad Oslo.
Ma davvero si sposterà solo in bike? E se piove?

Partirò insieme al mio manager, Andrea Scaccia, entrambi in bici. La tromba in custodia sulle spalle, borsoni a carico e poncho anti-pioggia nella sacca. Però, le notti le trascorreremo in albergo.
Tra le altre cose questo cd, che già di per sé è un’opera d'arte, vanta la copertina firmata da un altro grande artista sannita, Mimmo Paladino.
Sì, l'abbiamo "studiata" insieme ed ovviamente ritrae una bicicletta, infatti, sul fondo bianco dell’involucro del cd, c'è proprio una bike.
A suo giudizio, qual è la particolarità di questo album e a quale brano sei più legato?
Beh, tutti gli album sono come dei figli tuoi; alla fine ti affezioni a tutti anche se è sempre l'ultimo che ti piace di più perché è quello che rappresenta quello che sei mentre lo registri.
A proposito, dov'è stato registrato?
A Telese Terme, con la particolarità di esser stato registrato, in presa diretta, in sole tre ore. In pratica, rispecchia esattamente le sonorità e la tempistica di un concerto dal vivo.
Spesso, sceglie festival di nicchia per esibirti in concerti indimenticabili e spettacolari palcoscenici naturali come durante il tuo scorso tour a Petra, in Giordania.
Palcoscenici nazional-popolari non la attraggono?

Assolutamente, no.
Anzi, sono stato invitato per ben due volte a partecipare come super-ospite ma ho sempre declinato l'invito.
I festival, a volte, propongono solo musica-spazzatura che a me, francamente, non interessa. Continuerò a fare musica di nicchia.
Quindi il suo parere sulla musica "commerciale", che c'è in giro, è negativo?
Diciamo pure che, guardando la tv o andando a certi concerti, si ascolta della pessima musica.
Anzi, a volte mi capita di apprezzare un artista in tv ma poi, quando vado a sentirlo da vivo, resto del tutto deluso.
Purtroppo, anche per colpa dei talent-show, si diventa "famosi" senza anni di studio alle spalle e lo stesso accade per certe metodologie tecnologiche utilizzate per "aggiustare" la musica e la voce di certi musicisti in sala di registrazione.
Certe cose, per chi fa musica davvero con il cuore come me, fanno star male.
Comunque, in tutto ciò, un po' di colpa va data anche ai media che propongono sempre gli stessi generi musicali, senza jazz o concerti di musica classica (come, invece, avviene all’estero).
Anche alla radio, accade lo stesso: zero attenzione alla musica fatta bene!
E sei le proponessero di istituzionalizzare il suo festival di qualità "Riverberi" di cui è direttore artistico, facendolo diventare un appuntamento fisso del cartellone culturale della città o anche a livello nazionale, accetterebbe?
Non lo farei mai. "Riverberi" è una mia creatura e non la darei a nessuno. Meglio che proceda sulle proprie gambe.
Ricordiamo che "Riverberi" è un festival caratterizzato da concerti proposti in luoghi solitamente estranei alla musica, sfruttando l'acustica naturale degli spazi che rendono la musica un elemento centrale delle performance. In passato, hai fatto un bel regalo ai beneventani, glielo rifarai?
I cittadini di Benevento conoscono e sanno apprezzare molto bene la musica di qualità.
Sì, è in programma una nuova edizione di "Riverberi" che, se tutto va bene, dovrebbe essere pronta per l'anno prossimo.
Ho un'idea che inseguirò con un gruppo di amici e in maniera del tutto autonoma.
Ovviamente, la speranza è quella di trovare degli sponsor, almeno per pagare i musicisti e gli allestimenti.
Anche questa volta, come in passato, proseguirò nello scegliere location particolari, riportando a nuova luce alcuni angoli caratteristici della nostra città che, già di per sé, è una città molto suggestiva.
Benevento è un vero e proprio teatro a cielo aperto.
Oltre a "Riverberi", cosa c'è nel suo futuro artistico?
Dopo tre anni di duro lavoro sia fisico che musicale, vorrei stopparmi un po', magari soffermandomi su altri progetti che ho nel cassetto.
Ritorniamo al suo album: di cosa va più fiero?
Di tutto l'impegno messo per ideare questo tour complesso sia a livello organizzativo che sportivo e musicale.
Un disco che mi è costato e mi costerà pedalate su pedalate!
In effetti, sarà un vero e proprio album "sudato".
Auguri Luca!

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.


 

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