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Benevento, 29-03-2017 18:47 ____
Piero Mancini chiama in causa Nicola Boccalone, vertice di IrpiniAmbiente per farsi spiegare come gli avellinesi hanno tutelato i lavoratori
Hanno utilizzato le stesse leggi che invece l'intera classe dirigente sannita ha eluso firmando un fantasioso protocollo in Prefettura. Lonardo minaccia querela ai Cinquestelle? Speriamo la faccia...
Redazione
  

Piero Mancini (foto), attraverso una nota, ha chiamato in causa Nicola Boccalone, vertice di IrpiniAmbiente per farsi spiegare come gli avellinesi hanno tutelato i lavoratori degli ex Consorzi Rifiuti.
"Caro direttore - scrive - da un po' di tempo ho l'onore di essere ospitato, con comunicati e/o opinioni, sul suo giornale.
Devo ritenere che mi pubblica perché, in tutti questi anni, non sono mai incorso nel grave reato giornalistico di disinformare per raggiungere fini personali e/o poco onorevoli.
Storicamente, poi, la disinformazione è capacità propria di chi detiene il potere, che la utilizza per conservarlo e consolidarlo.
Ciò è talmente noto ma, in alcuni casi, è ancora utile sottolinearlo.
Nella nostra attuale caotica esistenza non esistono più notizie certe.
Persi e confusi tra post-verità, verità di comodo, silenzi complici, mestatori, verità virtuale e fake conclamate, bisogna essere onesti e limpidi per farsi ben comprendere.
Per questo, non sono sceso moralmente mai tanto in basso da ricorrere, per polemizzare, a fantasiosi pseudonimi come, ad esempio, quelli derivanti dai bolidi di formula uno.
Detto ciò, come ricorderà alcune settimane or sono ho chiesto a tutti i soggetti che firmarono in Prefettura, nel mese di agosto del 2010, quel protocollo che impedì il ritorno al lavoro dei 124 dipendenti degli ex Consorzi, come invece è avvenuto per i nostri colleghi di Avellino, di partecipare alla "Operazione Trasparenza".
Come era facilmente prevedibile, nessuno dei protagonisti firmatari ha risposto all'appello.
Nemmeno Giovanni Zarro, ex presidente della società provinciale Samte ha ritenuto giusto rispondere alla mia pubblica sollecitazione.
Eppure, costui, con la Stampa ha una confidenza ampia, da sempre.
Sarà stata la tranvata ricevuta nel referendum (70% contro 30%, caso unico in Italia) a zittirlo!
Avevo già perso la speranza di poter far luce sulla nostra vertenza che fin da subito, come certamente lei, caro direttore, ricorda, ho definito anomala, ma ecco che il presidente dell’Asia viene in soccorso ed offre una nuova grande opportunità.
Infatti, costui ha dichiarato pubblicamente che querelerà gli estensori del dossier sulla gestione dell'Asia, presentato dai militanti del Movimento 5 Stelle.
Essendo una persona conseguente, per non perdere la necessaria pubblica credibilità e per il delicato ruolo gestionale ricoperto, tutti si aspettano che la minaccia non resti tale.
La querela, paradossalmente, aiuterà a fare piena luce sull'intera gestione dell'azienda che investe anche la nostra dolorosa vicenda.
Il diritto al lavoro dei 124 dipendenti degli ex Consorzi, è stato cancellato proprio per permettere all'Asia di continuare ad operare a discapito della gestione provinciale del ciclo integrato dei rifiuti che, per legge, doveva essere gestito della società provinciale Samte.
La classe dirigente irpina, migliore di quella sannita, come la legge prescrive, ha dato seguito costituendo la società provinciale IrpiniAmbiente, che ha assorbito tutti i dipendenti dei Consorzi ivi operanti.
Per ironia della sorte, la società provinciale irpina è guidata da un beneventano, Nicola Boccalone.
Ne approfittiamo per chiamarlo in "causa".
Sarebbe interessante ed utile un suo intervento, per far conoscere, alla nostra pubblica opinione, il percorso seguito dagli irpini per salvaguardare i diritti dei lavoratori nel pieno rispetto delle leggi vigenti.
Le stesse leggi che invece l’intera classe dirigente sannita ha eluso firmando un fantasioso protocollo in prefettura.
L’annunciata querela, il più classico degli autogoal, aiuterà anche i lavoratori ex Russo e Despar, che da tempo, a gran voce, chiedono una commissione d’inchiesta sulla gestione dell'Asia e di far luce su ciò che accade nell'azienda in campagna elettorale.
Altro che lesione all'immagine dell'azienda operata, con il famoso dossier, dai 5 Stelle!
E' il momento di gridarlo che l'immagine dell'azienda, da tempo, è stata lesa, compromessa e ridotta al disotto dei minimi termini.
La stragrande maggioranza dei contribuenti onesti beneventani, usando un educato eufemismo, non stima affatto il presidente presenzialista e tracimante da ogni dove.
Che, invece di darsi da fare per tenere pulita la città, passa gran parte del tempo fra insulse, sempre più stanche e noiose conferenze stampa, interviste a giornali tedeschi e comparsate televisive varie.
L'intimidazione pubblica contro i 5 Stelle è, non solo puerile, ma anche di una tale gravità che non può passare sotto silenzio.
Qualora l'Amministrazione non intervenga, per prendere le dovute, e non più rinviabili drastiche decisioni, è da ritenersi parimenti responsabile.
Ad un certo punto, l'Amministrazione già allo sbando, dovrà convenire, per autoconservazione, che la misura è colma e che il personaggio non è più difendibile.
A meno che, non siamo già al "Muoia Sansone con tutti i filistei".
I beneventani, già in forte apprensione per l'avvenire dei propri figli e per una città sempre più povera e senza futuro, non meritano, dopo il polemico abbandono della nutrizionista Pina Pedà della componente mastelliana; la scoperta degli assessori morosi; lo scandalo mensa e le gravi affermazioni del rimosso assessore Amina Ingaldi, anche la permanenza del presidente dell'Asia alla guida dell'azienda.
A questo punto, razionalmente, bisogna prendere atto che per evitare la cancrena il chirurgo deve amputare l'arto.
Ad majora!"

comunicato n.100868



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