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Benevento, 15-03-2017 20:19 ____
Sono musulmano e ora posso dirlo: Non ho paura. E' stato questo lo sfogo di Mustapha Ghafir, Imam di Benevento
Del patto per e con l'Islam italiano se ne e' discusso a Palazzo Mosti. A renderlo pubblico e' stata la Caritas diretta da don Nicola De Blasio. Il sindaco Mastella: Bisogna lavorare a forme di inclusione e di accoglienza
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"Sono musulmano e ora posso dirlo: Non ho paura".
Questo lo sfogo di Mustapha Ghafir, Imam di Benevento durante la tavola rotonda sul tema: "Un patto per (e con) l'Islam italiano" svoltosi a Palazzo Mosti nell'Aula del Consiglio Comunale.
L'Islam in Italia conta circa un milione e seicentomila persone.
Una parte significativa di questa massa di credenti è costituita da immigrati di prima generazione.
Molti, sempre di più, tuttavia sono nati in Italia o arrivati molto piccoli e scolarizzati interamente nel nostro Paese insieme ai figli di italiani "doc" ed in gran parte sono già o diventeranno cittadini italiani.
Infine, c'è un gruppo significativo di persone che erano italiani prima ancora di diventare musulmani.
Una realtà di questo genere è complessa: Va compresa, e governata.
Perché si intreccia con molti problemi e molti fantasmi che attraversano il mondo occidentale.
Da un lato il terrorismo, in particolare quello del cosiddetto Stato Islamico, con la sua scia sanguinosa di attentati perpetrati anche in occidente e di vittime innocenti, dall'altro i fantasmi dell'odio anti-islamico, che hanno portato anche in tempi recenti ad attentati contro moschee e rappresentanti musulmani.
Ecco perché stringere un patto e lavorare in due direzioni, opposte e complementari, che si supportano l'una con l'altra e solo insieme sono davvero efficaci, perché si legittimano reciprocamente.
Da un lato, l'integrazione e la cittadinizzazione di chi è qui per lavorare e con-vivere.
Dall'altro, la prevenzione e la repressione che funzionano meglio se anche l'integrazione funziona, perché anche i diretti interessati ne diventano protagonisti.
Il Ministero dell'Interno, ha deciso di firmare con gli islamici un "patto nazionale" che serva da base per costruire solide relazioni tra le comunità musulmane e lo Stato.
Perché chi vive in Italia e ne rispetta le leggi, al pari di altre minoranze religiose, deve poter vivere la propria religione alla luce del sole, in luoghi di culto dignitosi e riconosciuti e non essere discriminato per la sua appartenenza religiosa.
In prospettiva, questo significa una qualche forma di riconoscimento per gli imam e, a tempo debito, un'intesa che ne riconosca anche simbolicamente l'esistenza.
Nessuna ambiguità rispetto all'eversione, leale collaborazione per denunciare le frange radicali al proprio interno, anche con l'intelligence, le forze di polizia e la costruzione comune di forme di civile collaborazione.
Molte delle cose che il "Patto nazionale per un islam italiano" prevede, le comunità islamiche le fanno già.
Garantirle solennemente è un passo in più nella direzione del reciproco riconoscimento.
Significa garantirle dai due lati: i musulmani allo Stato e lo Stato ai musulmani.
La Caritas di Benevento, retta da don Nicola De Blasio, ha voluto che, anche nel Sannio, si prendesse coscienza del patto e di renderlo pubblico alle istituzioni sannite.
Così con l'Università Giustino Fortunato di Benevento, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Benevento, il Centro Islamico "Il dialogo" di Benevento, le Acli di Benevento ed il Centro Studi del Sannio ha voluto apporofondire la questione nella sede di Palazzo Mosti
In Aula, sono state presenti le più alte cariche cittadine con il prefetto Paola Galeone, il questore, Giuseppe Bellassai, il comandante provinciale dei Carabinieri, Alessandro Puel, il comandante della Guardia di Finanza, Luigi Migliozzi, ed il sindaco di Benevento, Clemente Mastella.
Presente, questo pomeriggio, anche Massimo Abdallah Cozzolino, segretario della Confederazione Islamica Italiana, che ha sottolineato: "Il dialogo è il migliore strumento che possa esserci.
Il patto è una scelta conscenziosa e di responsabilità".
Ed ha aggiunto: "Questo patto serve soprattutto a superare le ambiguità.
Non è accettabile equiparare l'Islam al terrorismo".
Il direttore della Caritas, don Nicola De Blasio, ha rimarcato: "Occorre lavorare per costruire insieme.
Non bisogna aver paura nel sentire anche l'altro.
Da un incontro nasce il dialogo".
Il sindaco Mastella ha sottolineato come ci possa essere una forma di suggestione tra immigrazione e il terrorismo: "E' necessario lavorare a forme d'inclusione ed accoglienza".
Per il primo cittadino, bisogna evitare radicalismi che non portano a nulla: "Si deve seguire l'esempio di Papa Francesco e il dono della Misericordia che serve ad ottenere un costante dialogo".
Ma l'ex ministro di Giustizia ha ribadito: “Chi delinque va espulso.
Si devono evitare, quindi, forme di arroganza ed avere rispetto reciproco".
Per Cozzolino, la distinzione tra Islam e l'estremismo radicale è netta: "Il terrorismo è la espressione violenta ed oscurantiste di un’ideologia di morte che assolutamente non è associabile all'Islam, religione di Pace e di Misericordia.
E' necessaria, quindi, un’analisi di tipo politico e sociologico ad ampio respiro piuttosto che una semplice e parziale indagine esclusivamente all'interno del mondo islamico".
Per il segretario della Confederazione Islamica Italiana, i musulmani devono sentirsi parte integrante della società.
Mustapha Ghafir, Imam di Benevento, ha sottolineato: “Ci sono nostri fratelli che hanno paura di venire e pregare nella nostra moschea.
Il patto è solo un primo passo".
L'Imam ha poi rimarcato come la loro apertura alla società ci sia già stata da tempo con il dialogo per farsi conoscere: "Bisogna togliere quella paura verso l'altro.
Il dialogo con le Istituzioni e la Chiesa è aperto da tempo.
Questo è un successo storico".

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

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