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Benevento, 20-04-2015 21:38 ____
Il mio non e' un testamento, ne' un manifesto generazionale. E' un racconto, una riflessione. Non e' giusto, alla mia eta', trovarsi in un limbo
Cosi' l'autore del libro "Baby Boom. Memorie di una generazione che non vuole farsi rottamare", Bruno Menna. Battuta ironica di Viespoli sull'Hortus: Quell'acqua che non scorre e' parte integrante dell'opera d'arte, non e' il rubinetto di casa tua
di Debora Maiale
  

"Il mio non è un testamento, né un manifesto generazionale: è un racconto, una riflessione.
Non è giusto, nella mia condizione, trovarmi in un limbo… A corto di età per la pensione e di lavoro per il futuro" queste le parole di Bruno Menna che, nel pomeriggio, ha presentato al President Hotel il suo "Baby Boom. Memorie di una generazione che non vuole farsi rottamare".
Il libro analizza, con precisione, la situazione attuale degli over 50: colpiti dalla crisi e dalla riforma delle pensioni, licenziati, in conflitto con i giovani sul mercato del lavoro.
Si tratta di un racconto emozionale in difesa di coloro che sono nati negli anni Cinquanta, ma che si ritrovano ad affrontare una realtà demotivante.
Bruno Menna, però, non offre una visione totalmente negativa: lo scrittore non si abbandona alla rassegnazione e non rinuncia alla lotta.
“Non saranno la bulimia tecnologica, la rivoluzione digitale, la diretta streaming, il ricorso maniacale al web, la politica liquida, l’e-government, la democrazia istantanea, il populismo digitale, la macelleria sociale imposta dall’economia di carta a tenerli fuori dalla battaglia finale che riporti le intelligenze e le competenze a misurarsi con l'efficienza e non con l'età anagrafica, nella speranza che l’antagonismo torni ad essere quello tra capaci ed inetti, senza alimentare una singolar tensione tra privilegiati con posto fisso e quiescenza assicurata".
Presenti all'incontro, coordinato da Lorenzo Calò, anche Luigi Diego Perifano, presidente del Consorzio Asi, e Pasquale Viespoli, presidente di MezzogiornoNazionale.
Secondo Perifano si tratta di "un libro che si legge tutto d'un fiato, scritto con l'ausilio di un lessico impeccabile e provocatorio, intelligente.
La nostalgia che si nota tra le righe del testo è graffiante: si torna indietro agli anni del boom economico".
Secondo Perifano, si sarebbe passati dai nativi dell'ideologia (i cosiddetti sessantottini, generazione con valori edificanti) ai nativi della tecnologia: tra le due ere ci sarebbe una generazione "x", di "stallo", spettatori di niente di particolarmente sconvolgente: "Mi sento di appartenere a quelli che sono stati spettatori di un ventennio di immobilismo", ha detto.
Perifano ha aggiunto che certamente alla generazione alla quale appartiene siano ascrivibili delle responsabilità, in quanto molto spesso non si è creduto nella possibilità del cambiamento.
"Occorrerebbe una ri-generazione: bisognerebbe attuare un profondo rinnovamento di questo Paese, per poterlo affidare, poi, alle nuove generazioni", ha concluso.
Secondo Pasquale Viespoli, "oggi l'unica opzione è il presentismo, l'attualità; siamo di fronte allo sradicamento, alla pretesa di governare la complessità con la semplificazione.
Invece il mondo è complesso, come lo sono stati, del resto, gli anni '60.
Il libro di Menna è un libro controcorrente proprio dal punto di vista dell'approccio culturale, perché va in direzione diversa rispetto a quella egemone".
Dal "secolo breve" si sarebbe passati, secondo Viespoli, al "pensiero breve": “Sono convinto che la pretesa di questo tempo sia quella di cancellare il Novecento; un limite di questo tempo che ci spinge a rimanere in una situazione cristallizzata, senza una spinta che ci porti ad un cambiamento epocale".
“Bruno Menna - ha aggiunto Viespoli  - è nato negli anni '50 e ne ha attraversato il disordine, ha lambito il 68 ed ha superato gli anni '70.
Quello che emerge dal suo libro è un vero e proprio sentimento di orgoglio generazionale.
Il tema trattato è di una importanza fondamentale: Se perdi il posto di lavoro a 55 anni, ti ritrovi in una condizione paradossale perché per fortuna da una parte si allunga la vita media e quindi i sistemi pensionistici seguono; dall'altra hai un mercato del lavoro totalmente bloccato.
Il libro, con l'ausilio di una buona scrittura, di un italiano eccellente e di una forma aggressiva, stimola il dibattito e propone l'approccio culturale di un passato dignitoso, trattato con autocritica.”
Sfiorato, nel dibattito, anche l’acceso tema del degrado all’Hortus Conclusus denunciato ultimamente da un servizio Rai.
“E’ stato dichiarato: Ma in fondo dov'è il problema del degrado?
C'è solo un poco d’acqua che non scorre…
Quell'acqua è parte integrante dell'opera d'arte, non è il rubinetto di casa tua", ha ironizzato Viespoli.
Secondo Perifano, proprio a tal proposito, bisognerebbe ricominciare a difendere l'idea della bellezza e, più in generale, far rivivere il valore essenziale del bene comune.

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