Benevento, 06-03-2015 13:30
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Perché mai abbia rischiato la vita per salvare almeno 750 persone che si erano rifugiate nell'Ambasciata Italiana di Santiago non lo so
Nostro servizio
"Non so perché l'ho fatto".
E' la risposta che Emilio Barbarani, ambasciatore italiano ormai in pensione, dà a se stesso da tanti anni, quando si chiede perché mai rischiò la vita per salvare almeno 750 persone che si erano rifugiate nell'Ambasciata Italiana di Santiago del Cile negli anni tra il 1973 e il 1975.
Quegli uomini e quelle donne erano oppositori del generale Pinochet che aveva deposto, con le armi, il presidente eletto Salvador Allende: braccati dalla polizia segreta, in molti chiesero asilo nella sede diplomatica tricolore, ma le autorità italiane solo verbalmente autorizzarono i diplomatici lì presenti a fare qualcosa per salvarli.
Emilio Barbarani era all'epoca console d'Italia, ma non avendo un vero e proprio status diplomatico perchè l'Italia non riconobbe il regime di Pinochet, di fatto rischiò la pelle per salvare degli sconosciuti fornendo loro falsi documenti e salvacondotti.
Perché?
Barbarani se lo chiede da allora, ma una risposta non arriva.
Se lo è chiesto anche oggi al Museo del Sannio, davanti a decine di studenti del Liceo Scientifico "Rummo" e dell'Istituto Magistrale "Guacci", al presidente del Consiglio comunale di Benevento, Giovanni Izzo, al docente dell'Università del Sannio, Felice Casucci.
Tutti erano stati invitati da Enza Nunziato, rappresentante dell'Organizzazione internazionale no profit "Gariwo - La Foresta dei Giusti" che chiese al Parlamento Europeo, alcuni anni or sono, e la ottene nel 2012, la proclamazione di una Giornata Internazionale dei Giusti per ricordare quanti avessero salvati i propri simili dalle dittature.
La Giornata di oggi al Museo, che appunto la Nunziato ha curato, aveva lo scopo di segnalare a Gariwo Barbarani quale "figura morale di riferimento", proprio per la sua azione coraggiosa in Cile.
"Io di fatto ero un semplice turista", ha precisato con grande onestà intellettuale Barbarani davanti agli studenti. "Anche il mio collega, il console Enrico Calamai in Argentina, salvò centinaia di connazionali persone dalla dittatura di Videla, ma lui rischiò molto più di me, perché non aveva alcuna copertura diplomatica.
Io invece avevo dalla mia parte il mio capo, l'ambasciatore Tomaso de Vergottini, anche se nessuno mi obbligò a fare nulla in favore di quella povera gente".
Un atto di grande coraggio il suo, protrattosi peraltro per lungo tempo: "Vi posso garantire che la polizia segreta, la Dina, agiva con grande crudeltà .
Pinochet era come i comunisti: non aveva pietà .
Gli oppositori venivano presi di notte e sparivano nel nulla. Mi sono trovato più volte in mezzo a sparatorie".
Ancora una volta, Barbarani si è chiesto: Perchè?
Infine, ha cercato di dare questa risposta: "Probabilmente le mie radici cattoliche hanno influito; mia madre era molto credente; io ho studiato dai Salesiani ed il principio di amare il prossimo come me stesso avrà influito.
Sono 2.000 anni che questo principio è a fondamento della nostra cultura, ma mai si è attuato.
Del resto, anche prima di Cristo uomini di buona volontà aveva affermato un concetto analogo ed egualmente erano stati poco ascoltati.
Però penso che se questo principio fosse assunto a faro di orientamento nella vita di tutti i giorni da parte di ciascuno di noi, ebbene il mondo sarebbe migliore.
Ogni uomo, a prescindere dai suoi orientamenti politici, religiosi, civili, sessuali, ed altro, merita di essere rispettato in quanto uomo.
Occorre, dunque, rifondare il nostro vivere civile su questo valore, soprattutto oggi nel momento in cui stiamo assistendo all'insorgere di nuovi conflitti internazionali e locali".
Una figura così eminente come Barbarani, però, ha detto Nunziato nella sua presentazione, va segnalata all'attenzione generale ed alla pubblica opinione: per questo si è fatta aiutare dai ragazzi del Liceo Scientifico "Rummo", il quali dopo aver deposto un albero nel Giardino della loro Scuola, per ricordare i Giusti, nell'ambito del progetto "La Foresta dei Giusti", come scriviamo in altra parte del giornale, hanno letto nella Sala del Museo la motivazione, stilata anche grazie al loro docente Panella, affinché Barbarani sia considerato da Gariwo un Giusto.
Ma cos'è la giustizia?
Se lo è chiesto Casucci, docente proprio di materie giuridiche all'Università di Benevento.
Ebbene la sua rispposta è stata in qualche modo sorprendente: "La giustizia è un concetto ambiguo, perché spesso chi agisce proprio in nome delle leggi e della giustizia commette grandi atrocità , come accadeva nel caso dei nazisti che applicavano la legge dello sterminio.
In verità la vera legge che deve guidarci è quella morale, quella che viene dalla nostra coscienza, quella che ci dice anche di andare contro la legge se questa viola i principi basiliari dell'Umanità .
La vera giustizia è la giustizia morale.
Ciascuno deve agire obbedendo alla propria coscienza e Barbarani è una persona che ha dato concretezza a questo principio".
Il presidente del Consiglio comunale di Benevento, Izzo, ha ricordato che l'Assemblea cittadina ha proposto al Papa di celebrare un Angelus a favore di quanti hanno lottato per salvare altri esseri umani, ma ha riconosciuto che la sua generazione ha gravi responsabilità nel non aver contribuito a sufficienza a lottare contro le peggiori inclinazioni dell'uomo e per perpetuare il messaggio di lotta alle persecuzioni.
Il presidente della Provincia, Claudio Ricci, che si è fatto rappresentare dal segretario generale Franco Nardone, ha voluto esprimere all'ambasciatore Barbarani ed alla rappresentante Gariwo il proprio compiacimento per l'iniziativa, esprimendo, in particolare al diplomatico, la sua sentita ammirazione.
L'organizzatrice dell'iniziativa, Nunziato, ha, dal canto suo, ricordato le finalità della mozione del Parlamento Europeo che vuole celebrare i Giusti, che sono persone che hanno un esempio concreto di impegno solidaristico a favore di altri esseri umani.
Da segnalare l'eccellente esecuzione al piano del giovanissimo musicista Luigi Borzillo, un pianista, allievo di Francesco Dovidio, del Conservatorio Musicale "Sala" di Benevento, che si è esibito nel concerto "Giusto armonico".
Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.
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