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Benevento, 28-01-2015 13:55 ____
Dell'Isis, Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, troppi ne parlano ed a volte anche a sproposito, ma in pochi sanno cosa sia veramente
Si tratta di un vero e proprio esercito di terroristi che usa metodi talmente violenti, che, per assurdo, anche al Qaida, di recente, se ne è distanziata
di Giovanni Tartaglia Polcini
  

L'Iraq, paese a maggioranza sciita con una storia recente complicata e violenta, è stato conquistato per una buona parte del suo territorio, da uno dei gruppi islamici sunniti più estremisti, lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, noto anche con la sigla "Isis".
Suddetta organizzazione combatte anche su di un altro fronte, cioè nella guerra civile siriana, contro la fazione che fa capo al presidente sciita Bashar al Assad da più di due anni e si autoproclama come "Stato" e non come "gruppo" terroristico.
Si tratta di un vero e proprio esercito di terroristi che usa metodi talmente violenti, che, per assurdo, anche al Qaida, di recente, se ne è distanziata.
Allo stato ha conquistato un territorio esteso approssimativamente come il Belgio, che amministra in autonomia, ricavando dalle sue risorse il danaro utile alla guerra definita "santa".
Viene da chiedersi cosa accadrebbe se l'Isis raggiungesse nel centro sud dell'Iraq i pozzi petroliferi, con ciò vedendo crescere in modo esponenziale la propria potenza economica.
Non a caso, il fenomeno geopolitico viene tenuto sotto costante controllo dall'Occidente.
L'Isis teorizza una guerra totale anche interna all'Islam, oltre che contro l’Occidente; in Iraq mira a sovvertire il Governo del primo ministro sciita iracheno Nuri al-Maliki.
Per meglio comprendere la storia dell'Isis, è necessario discorrere di tre personaggi  che hanno segnato negativamente il recente passato della storia dell'umanità: Osama Bin Laden, uomo di origine saudita fondatore e capo di al Qaida; Ayman al-Zawahiri, medico egiziano, che ha preso il posto di Bin Laden dopo la sua morte ad Abbottabad, in Pakistan, il 2 maggio 2011; Abu Musab al-Zarqawi, fin dai tempi della guerra tra afghani e sovietici rivale di Bin Laden all’interno del movimento dei mujaheddin, e poi anche di al Qaida.
Nel 2000 Zarqawi decise di scindersi da Osama Bin Laden e fondare un suo movimento con scopi distinti da quelli di al Qaida: l'obiettivo era quello di creare un califfato islamico esclusivamente sunnita, conducendo una campagna di attentati continui e costanti a siti turistici e centri economici anche di stati musulmani moderati, per creare una rete di "regioni della violenza", in cui le forze statali si ritirassero sfinite dagli attacchi e in cui la popolazione locale si sottomettesse alle forze islamiste occupanti.
Nel 2006 Zarqawi venne ucciso da una bomba americana e sostituito dal mullah Abu Omar al-Baghdadi (ucciso a sua volta nel 2010 e sostituito da tale Abu Bakr al-Baghdadi).
Il generale statunitense Petraeus, indebolì di molto le fila di al Baghdadi proprio mediante la collaborazione con le tribù sunnite locali, che mal sopportavano l'estremismo dei terroristi.
La storia, pertanto, insegna tre cose fondamentali: l'Isis oltre che contro l'Occidente, si pone in contrasto armato e sanguinario anche nei confronti di buona parte dell'Islam; quando il mondo unito fa leva sull'Islam moderato, che rappresenta, peraltro, la stragrande maggioranza dei seguaci del Corano, il terreno di coltura del terrorismo di matrice religiosa si sfalda e con esso la minaccia di attentati; resta sempre attiva la rete terroristica di Al Qaida che non va sottovalutata e va considerata per le specificità tutte sue, distinte da quelle del califfato, ugualmente pericolose per il mondo libero.

L'immagine è tratta da (www.repubblica.it)

comunicato n.77515




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