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Benevento, 21-12-2014 17:23 ____
Una serata indimenticabile quella trascorsa ieri all'Arcos, coacervo di emozioni, suggestioni, conoscenze...
Protagonista assoluta della performance è stata Ipazia. E' stata un'emozione unica poter godere delle meraviglie dell'arte, del teatro e della danza, in uno dei siti museali più suggestivi della nostra città
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Una serata indimenticabile quella trascorsa ieri all'Arcos, coacervo di emozioni, suggestioni, conoscenze...
E' un'emozione unica poter godere delle meraviglie dell'arte, del teatro e della danza, in uno dei siti museali più suggestivi della nostra città.
Luogo privilegiato dalla performance multisensoriale dedicata ad Ipazia.
Luce del sapere è stata la sezione egizia recentemente allestita.
Non una scelta casuale, dunque, quella del Museo Arcos, ma un progetto pensato ed elaborato su una forte e precisa motivazione: evidenziare quei nessi indispensabili alla ricostruzione storica, fondata sulla ricerca attenta e rigorosa, ed ai siti museali deputati a custodirne le memorie (mai più, speriamo, con un approccio esclusivamente conservativo).
I musei, i luoghi storici e artistici, il patrimonio culturale a nostra disposizione deve essere fruito, vissuto e rigenerato ogni giorno da tutti, ma a diversi livelli.
Un luogo così suggestivo come quello del Museo Arcos è stato rianimato dall'arte e dalla storia per ritrovare i sensi ed i colori dell'anima.
Protagonista assoluta della performance è stata Ipazia.
La filosofa di Alessandria d'Egitto, fu un'insigne matematica ed astronoma pagana, ma anche poetessa, musicista e direttrice della più importante scuola neo-platonica del Mediterraneo.
Quando l'imperatore Teodosio, nel 392 d.C., proclamò il cristianesimo religione di stato, si scatenò la rappresaglia dei cristiani contro i pagani.
Ipazia divenne allora uno degli esponenti politici più scomodi della vecchia religione.
Fu assassinata da un gruppo di fanatici cristiani nel 415 d.C., a soli quarantacinque anni, su mandato del vescovo Cirillo.
Il delitto restò impunito perché l'inviato imperiale non fece il suo dovere ed Ipazia passò alla storia come una martire della scienza (versione femminile di Galileo), ma la sua vicenda di Donna di Sapere nasconde un mistero ancora più inquietante e lascia un conto aperto con la nostra civiltà che è necessario saldare.
Il contributo della Federazione Italiana Donne Arte Professioni e Affari di Benevento, al pagamento del debito che abbiamo verso Ipazia, è cominciato con l'esporre, in forma di racconto basato sulle fonti storiche e sui linguaggi dell'arte, le circostanze che portarono alla sua uccisione: una donna su un carro percorre le strade di Alessandria d'Egitto per fare ritorno a casa; un gruppo di monaci cristiani la sorprende, la tira giù dal mezzo, la trascina fino a una chiesa, fa del suo corpo macelleria, uccidendola con bastoni e cocci e poi smembrandola.
Infine quegli stessi uomini, sulla carta di fede, prendono i miseri resti sanguinolenti e li bruciano per cancellare ogni traccia.
Uno dei più efferati casi di femminicidio della nostra storia.
Emilia Tartaglia Polcini ha incarnato la figura d'Ipazia, indubbio esempio di intelligenza, grandi capacità, coraggio e bellezza, paladina della libertà di pensiero che merita ancora tanta attenzione.
Lo ha fatto scrivendo e recitando un monologo interiore con cui, con voce suadente, profonda e leggera al tempo stesso, è riuscita a rievocare sentimenti, desideri e reazioni di una giovane donna, bella e intelligente… come tante altre.
Con lei ha dialogato, pur se con un linguaggio diverso, l'anima di Ipazia, interpretata da Lucrezia Delli Veneri, ballerina professionista della Compagnia di Balletto di Benevento.
Il mantello rosso, fil rouge tra la filosofa  che domina l'agorà  e la scienziata martoriata dalla brutale uccisione, ha colorato l’anima bianca di Ipazia che, con leggiadria, simbolismi ed abilità comunicative ci ha aperto la mente alla straordinaria forza e vitalità dell’umanità, testimoniando l'inventiva, l'intelligenza, la passione per l'arte, per la poesia, per la musica, per la danza.
Ex abrupto, l'intervento di Peppe Barile ha riportato tutti alla realtà dei fatti, alla storia documentata, all'efferato atto politico: Ipazia fu colpita per colpire il prefetto imperiale, è la prima supposizione, ma allargando lo scenario storico, le circostanze suggeriscono piuttosto che lei fu eliminata perché disturbava, con la sua indipendenza, l'antagonismo fra due poteri, quello imperiale e quello ecclesiastico, incarnati da due uomini, Oreste e Cirillo, ed impediva così che i due poteri, e i due uomini, arrivassero a trovare un compromesso per una conveniente alleanza. A ciò si aggiunga un senso di rivalità del capo della chiesa alessandrina per quella donna che aveva conquistato l'autorità di una sacerdotessa e nei confronti della quale si levò un vento di calunnia, phtonos (l'invidia), un vento di odio e di timori politici che investì e armò le anime inquiete e facinorose della massa ignorante.
Intensa e carismatica l'interpretazione di Peppe Barile che, con un efficace effetto di luci, ombre e suoni, sapientemente realizzato da Mino Timbro, tecnico del suono, ha attirato l'attenzione del folto pubblico intervenuto alla piece.
La scena della morte di Ipazia, coreografata ancora da Carmen Castiello, ha di nuovo utilizzato e valorizzato lo scenario già ricco di suggestioni del Museo Arcos, impreziosendolo.
Tra petali di rose, il rosso del mantello filosofale e del sangue versato e le colonne del tempio, illuminate dalla  luce del Sapere, l’anima bianca di Ipazia ha concluso il suo percorso aleggiante in uno scroscio di applausi che ha decretato il successo dell'iniziativa.
Quattro professionisti delle perfoming arts, Peppe Barile, Emilia Tartaglia Polcini, Lucrezia Delli Veneri e Carmen Castiello, con il coordinamento artistico ed organizzativo di Rossella Del Prete, hanno così presentato al pubblico beneventano un progetto culturale interamente autoprodotto e che sarà, ora, rivolto innanzitutto ai giovani perché è a loro che l'esempio di Ipazia ed il viaggio-spettacolo in uno dei siti archeologici più importanti del beneventano insegnerà il valore della storia, del rispetto dell’altro, del nostro immenso patrimonio culturale nonché il potere della conoscenza che, ancora oggi, tanta paura fa a chi il potere lo vorrebbe tutto per sé.

Le foto sono di Giovanni Minervini per gentile concessione a "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

                                                    

comunicato n.76535




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