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Benevento, 15-12-2014 14:23 ____
Il carcere sannita non è sovraffollato, anzi, è al di sotto dei limiti e l'aggressione di ieri è stata determinata da un malato psichico
Così il direttore della Casa circondariale Maria Luisa Palma a margine del Convegno: "Limiti. Rapporti identitari tra centro e periferia"
di Diego De Lucia
  

"Il carcere sannita non è sovraffollato, anzi, è al di sotto dei limiti.
L'aggressione della giornata di ieri è stata determinata da una persona con seri problemi psichici e lo dimostra l'evoluzione medica della vicenda".
Maria Luisa Palma, direttore del Carcere di Benevento, ha voluto chiarire quanto è successo presso la struttura di Capodimonte, cioé la violenza, denunciata nella giornata di ieri, da parte del sindacato Sinappe e relativa alla aggressione ai danni di due poliziotti penitenziari.
"Questa struttura rispecchia la società di oggi.
Ci sono detenuti al limite della povertà e persone con seri problemi".
Come si ricorderà, nei mesi scorsi, erano scoppiate pesanti polemiche tra i sindacati e la stessa direttrice, accusata di mettere a repentaglio la sicurezza degli operatori di polizia a causa d'iniziative di ri-educazione definite troppo disinvolte e liberali.
Erano state avviate anche manifestazioni pubbliche di protesta.
Palma ha spiegato che, "grazie all'intervento degli organi superiori, si è giunti ad una moderazione dei toni".
Tali dichiarazioni sono gunte a margine del convegno dal titolo "Limiti" - Rapporti identitari tra centro e periferia", promosso dall'Associazione culturale "Motus" e dalla Solot Compagnia Stabile di Benevento, in collaborazione proprio con la Casa circondariale di Benevento.
All'appuntamento è seguita la conferenza stampa di presentazione del progetto "Limiti" a cura di Motus - Solot, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, vincitore dell'avviso pubblico del 30 ottobre 2012 "Giovani per il sociale". 
L'intervento progettuale è stato illustrato dagli operatori coinvolti.
Consisterà in un programma di attività artistico-culturali sul tema del "Limite" e sarà ubicato nella prima fase proprio all'interno della Casa circondariale di Benevento, rivolgendosi ad un gruppo di detenuti under 35, sia italiani che stranieri che, a breve o medio termine, verranno reinseriti nella società, tutti accomunati dal bisogno d'individuare nuovi valori affettivi, culturali, sociali ed economici che incoraggino l'allontanamento dall'ambiente camorristico.
Si dovranno svolgere attività di documentazione, un diario di bordo, una piattaforma web.
I primi beneficiari indiretti, saranno gli altri detenuti che convivono all'interno della Casa circondariale ed i familiari dei ragazzi che parteciperanno al progetto.
Ambedue potranno notare l'evoluzione dell'educazione dei propri cari all'interno del percorso così da avere la possibilità anch'essi di seguire un percorso parallelo di conoscenza alla legalità.
Altri beneficiari saranno gli operatori culturali under 35 che saranno coinvolti nell'ideazione ed organizzazione di promozione del progetto.
Saranno, infatti, loro ad instaurare un rapporto interpersonale pronto ad ascoltare e non giudicare tra educatore  giovane e coetaneo in difficoltà nel quale far nascere la consapevolezza di una propria dignità che vada oltre l'età, ma anche il valore delle emozioni positive legate ad una relazione interpersonale.
La reticenza del detenuti all'aperta comunicazione di sé, la loro istintiva diffidenza nei confronti di regole e dei consigli degli adulti suggeriscono l'adozione di un programma pedagogico che proponga piuttosto l'incontro con persone ed ambienti che incarnino uno stile di vita più vicino a lui, ma opposto a quello camorristico e capace di introdurlo in realtà nuove e costruttive.
L'incontro è stato moderato da Celeste Mervoglino, mentre il responsabile del progetto è Daniele Muratore, presidente dell'Associazione Motus il quale, rimarcando la necessità di socializzare i contenuti, ha spiegato che si partirà da Lorenzo Viani per affrontare il concetto del limite: "Affronteremo tematiche scomode in un ambiente comodo.
Saranno momenti fondamentali.
Nel teatro si raccontano esperienze, storie ed i propri limiti".
La direttrice Palma ha sottolineato l'importanza di questo progetto particolarmente completo per i detenuti: "Potranno imparare a costruire qualcosa con la possibilità anche di realizzare un film".
Palma ha sottolineato come il carcere possa essere definito un limite a quello della libertà appunto: "Stiamo sostenendo da anni che le persone devono vivere questo limite non rinchiusi sempre in una stanza, ma debbono avere la possibilità poter effettuare attività d'integrazione.
Nel teatro c’è l'interesse alla persona non al reo".
Ha preso quindi la parola Simone Pacini, esperto di comunicazione web, impegnato da anni nell'organizzazione del festival "VolterraTeatro".
Questi ha sottolineato come un istituto di pena possa diventare un istituto di cultura "al fine di interagire e raccontare esperienze che vanno oltre il semplice spettacolo teatrale".
E' intervenuta, successivamente, Désirée Klain, direttore artistico del festival internazionale cinematografico "Periferie del Mondo - Periferia Immaginaria" la quale ha sostenuto che il limite è una soglia a cui bisogna cercare di dover varcare e attraversare: "La percezione di non avere limiti al giorno d'oggi è un grosso ostacolo.
E' questa la sfida da dover affrontare".
Klain ha raccontato l'esperienza e le difficoltà vissute a Scampia, angolo di Napoli resa famoso purtroppo da faide camorristiche, con il difficile reperimento di strutture come teatri: "Bisognava portare, addirittura, anche le sedie per poter fare delle esibizioni".
Michelangelo Fetto ed Antonio Intorcia della Solot Compagnia Stabile di Benevento hanno raccontato la loro esperienza decennale all'interno della Casa circondariale sannita di svolgimento di attività di integrazioni.
Fetto ha spiegato che il teatro ed il carcere possono  tranquillamente coesistere: "Sono all'apparenza lontani, il teatro è vissuto come un luogo noioso ed impegnativo, il carcere come ambiente ostile e chiuso, ma entrambi possono conciliarsi.
Perché il teatro ha come obiettivo lo stare insieme e cerca di dare spazio alla persona".
Infine, ha preso la parola Giuseppe De Vincentis, autore del libro "Il campo del male" ed ex recluso del carcere sannita.
Poi, successivamente, grazie anche al supporto di queste attività ricreative, appunto con la Solot ha intrapreso l'attività teatrale.
De Vincentis è stato anche uno dei protagonisti dell'anteprima nazionale de "L'Evento", il film del musicista sannita Lorenzo D'Amelio.
De Vincentis ha ammesso: "Non capivo  che oltre a quella vita ce ne fosse un'altra, sicuramente meno ricca meno vistosa ma sicuramente più vivibile".
Poi ha rimarcato come l'istituto carcerario abbia trasmesso la giusta umanità per poter uscirne indenne: "Oggi riesco a guardare in faccia le persone, riesco a stringere la mano anche agli ispettori penitenziari, cosa che prima non pensavo proprio di poterlo fare.
Ho superato quel limite d'ignoranza che mi bloccava e la Solot è stato il giusto slancio".

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

comunicato n.76284




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