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Benevento, 28-10-2014 13:39 ____
A Gino Bartali il papà comprò la bicicletta alle elementari per potersi recare a scuola. Da quel momento non se ne separò più...
Il figlio del più volte vincitore del Giro d'Italia, Andrea Bartali risveglia nei beneventani la passione per la corsa di biciclette
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"Mio nonno decise di comprare la bicicletta a mio papà alle scuole elementari per poter andare a scuola.
Da allora non se ne separerò più, addirittura ci parlava".
A raccontarlo è stato Andrea Bartali, figlio di Gino, il tre volte vincitore del Giro d'Italia e due del Tour de France, nell'ambito delle iniziative di avvicinamento alla nona tappa della corsa rosa, in programma domenica 17 maggio, che collegherà, con un tracciato di 212 chilometri, Benevento con San Giorgio del Sannio.
Questa mattina, Andrea Bartali ha avuto l'opportunità di parlare con le scolaresche al Teatro San Marco.
La mattinata è stata presentata dal già provveditore agli Studi e giornalista, Mario Pedicini.
Pedicini ha orgogliosamente mostrato un cimelio di Bartali, un cappellino, regalatogli dal grande ciclista e che custodisce gelosamente.
Insieme e con il supporto di Carmine Castellano, ex direttore del Giro d'Italia, Gian Paolo Porreca, giornalista, e Arcangelo Bove, che ha avuto l'onore di correre con il grande Gino, si è discusso di ciclismo, di aneddoti e curiosità sull'atleta e sull'uomo Bartali.
Il figlio ha ricordato di quando Gino Bartali fece un patto con il suo papà il quale voleva che facesse il contadino.
Bartali, però, aveva ormai adottato quella bicicletta come se fosse un essere umano e così disse al genitore che gli doveva far fare 20 gare.
Se avesse ottenuto dei risultati, sarebbe rimasto a fare il corridore altrimenti avrebbe iniziato a lavorare la terra. 
"Per mio nonno - ha ricordato - le cose non andarono come voleva con i tanti risultati che giunsero ed anche con i guadagni che si ottenero che lo spinsero ad accettare il fatto che il figlio facesse il ciclista".
Sono passati 100 anni dalla nascita di Gino Bartali e, con l'appuntamento di questa mattina, si è voluto ricordare anche le splendide vittorie in carriera che hanno annoverato, oltre a quelle già ricordate, anche due giri di Svizzera, quattro Campionati Italiani, quattro Milano-Sanremo, tre giri di Lombardia, tre giri del Piemonte e cinque giri della Toscana, terra natia.
Se questi successi, però, sono noti ai più, meno conosciute sono altre vicende, a partire da quelle davvero eccezionali, allorché l'uomo-eroe, nella seconda guerra mondiale, percorrendo le strade della Toscana, fingendo di allenarsi, nascondeva nel telaio della bici documenti che avrebbero permesso a decine di perseguitati ebrei di scappare dalla barbarie dello sterminio e di salvarsi.
Il fatto che Bartali rischiasse la propria vita per salvare quelle degli altri, anche di sconosciuti, è valsa a questo campione la massima onorificenza che Israele riserva agli eroi, cioè il titolo di "Giusto tra Le Nazioni".
In proposito, Andrea Bartali ha voluto rimarcare un concetto: "Questo titolo è giunto quando ormai lui già non c'era più.
Sono convinto che se questo prestigioso riconoscimento gli fosse stato dato in vita, lui non avrebbe accettato.
Mi ripeteva sempre che se qualcuno fa del bene lo deve fare in silenzio".
Dopo i saluti introduttivi del presidente della Commissione Sport al Comune di Benevento, Rino Caputo e del presidente Comitato Regionale della Federciclismo, Giuseppe Cutolo, la parola è passata a Porreca che ha ammesso tutta la sua difficoltà nel parlare di Bartali: "Aveva valori discretamente desueti rispetto alla nostra quotidianità".
Poi ha aggiunto: "Il ciclismo era tutta la sua vita.
Nessuno sport rappresenta meglio il sacrificio ed il lavoro quanto il ciclismo.
D'altronde se non pedali poi cadi per terra. Ci deve essere il senso della fatica".
Porreca ha parlato di una delle tante imprese di Bartali: "Nonostante fosse uno scalatore, Bartali in una Milano-Sanremo riuscì a battere uno dei più forti velocisti di quell'epoca".
Inoltre, Porreca ha ricordato la vittoria del Tour de France che diede grande onore a tutto il paese: "Tutto il tessuto collettivo ne trasse vantaggio, dopo l'attentato al leader del Partito Comunista, Palmiro Togliatti, con le persone che si riversarno in piazza per onorare la vittoria nel prestigioso Tour de France".
Infine ha concluso sull'uomo Bartali: "E' stato l'eroe della pace.
Un uomo che ha aiutato gli ebrei con una grandissima leggerezza".
Castellano, invece, ha parlato dello stato di salute del ciclismo italiano: "Dal punto di vista organizzativo non è buono.
Non esistono più gare nel meridione, al di sotto di Roma sono state cancellate numerose corse ciclistiche di un certo livello.
Le squadre hanno accusato la crisi economica e se solo 10 anni fa diverse ve ne erano al topo in Europa, oggi ce ne poche".
Sull'arrivo del Giro nel Sannio ha esortato i piccoli studenti: "E' un grande avvenimento da non perdere.
Sarà un momento fantastico".
Bove ha raccontato le sue sfide e di quando Bartali gli soffiò un Gran Premio della Montagna e, quindi, 50mila lire dell'epoca, che era un gran bella somma, ma anche le partite a carte dove anche qui era il toscano ad avere la meglio.
In conclusione, è intervenuto ancora Andrea che ha ricordato come il papà diventò professionista a soli 20 anni e poi ha raccontato: "Quando vedeva le montagne si entusiasmava, per lui era una battaglia, era come una droga.
A me veniva paura, lui invece mi spiegava come affrontarla al meglio".
Poi ha raccontato un episodio in una delle tante corse in Francia in tempi di guerra: "Cadde in una curva per evitare un suo compagno di squadra che precedentemente era andato a terra.
Lui infreddolito acciaccato, fece altre due tappe si stava per riprendere poi Benito Mussolini ordinò di ritirarsi".
Tornando al periodo della Guerra Andrea Bartali, assolutamente contrariato, ha rimarcato: "Mio padre dovette ubbidire a Mussolini il quale gli fece saltare il Giro del 1938 dopo le vittorie nel 1936 e nel 1937, poi partecipò al Tour dove vinse anche molto bene".
Chiusura sul riconoscimento dei Giusti: "Fu il Cardinale di Firenze a chiedergli se se la sentiva di salvare 4.500 ebrei. Lui nonostante corresse il rischio di essere fucilato ci penso due minuti e disse di sì".
Bartali ha ricordato che il padre era un carmelitano terziario ed utilizzando la bicicletta, con la maglia di allenamento, trasportò segretamente documenti falsi, facendosi quasi quotidianamente 160 chilometri all'andata ed altrettanti al ritorno pur di cercare di mettere al sicuro quelle persone.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                              

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