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Benevento, 18-10-2014 08:16 ____
Eugenio Colorni, come Bruno Buozzi e Giacomo Matteotti, è tornato d'attualità. E' stato ricordato al Museo da Giorgio Benvenuto
Morì a Roma per mano della Banda Koch, una formazione paramilitare fascista il cui fondatore era nativo proprio di Benevento
di Antonio De Lucia
  

"Eugenio Colorni, come Bruno Buozzi e Giacomo Matteotti, è tornato d'attualità.
Per troppi anni è stato ricordato in modo marginale.
E' stato ignorato in un paese, l'Italia, dove hanno predominato per troppo tempo non gli ideali, ma le ideologie più integraliste.
Colorni come Buozzi era un innovatore".
Con queste parole, è iniziata la presentazione dell'ex segretario generale nazionale della Uil, Giorgio Benvenuto, al libro di Antonio Tedesco dal titolo "Il partigiano Colorni e il grande sogno europeo" (Editori Riuniti University press,  19,90 euro), che, per iniziativa della giornalista Enza Nunziato, e con il supporto della Fondazione Pietro Nenni e del Circolo Culturale "Manfredi", è stato presentato presso l'Auditorium "Gianni Vergineo" del Museo del Sannio.
Folto il pubblico che ha partecipato all'evento: tanto che in molti sono rimasti in piedi.
Erano presenti politici, sindacalisti, amministratori, intellettuali, ma anche da studenti delle V Sezioni C e G del Liceo Scientifico "Rummo", accompagnati dal docente di Filosofia Gaetano Panella.
La serata è stata ricca di stimoli e di interessi culturali: si è parlato di temi di grandissimo respiro, come l'Europa, la lotta per la libertà, l'antifascismo, il ruolo degli intellettuali.
Ma chi era Colorni?
Nato a Milano nel 1909 e morto a Roma a soli 35 anni per mano della Banda Koch, una formazione paramilitare fascista tragicamente nota per le nefandezze di cui si macchiò nei mesi finali della Seconda Guerra Mondiale, Eugenio Colorni pagò il prezzo supremo al sogno della libertà che egli aveva sublimato in una dimensione politica ed istituzionale sovranazionale, l'Europa appunto, che egli ha contribuito a costruire essendo stato tra gli autori del celebre "Manifesto di Ventotene" del 1941.
La riflessione dell'ex segretario generale nazionale della Uil, Giorgio Benvenuto, che abbiamo riportato all'inizio ha sollecitato l'attenzione della Nunziato, che, come ha detto lei stessa nell'aprire il Convegno al Museo, ha voluto in particolare approfondire alcuni aspetti particolari della vita del Colorni.
Nonostante la coerenza della sua battaglia politica, il rigore morale, l'intensità degli studi e l'originalità delle sue posizioni politiche, e pur avendo firmato la Carta fondativa dell'Europa con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, essendo con loro al confino nell'isoletta del Tirreno, di Colorni si è parlato pochissimo ed anzi, a dire il vero è stato quasi del tutto dimenticato.
Nunziato non ha mancato di farlo rilevare nel presentare il Convegno che lei ha voluto proprio per far sì che questa eminente figura di italiano fosse riportata alla luce anche grazie alla pubblicazione del bel saggio di Tedesco.
La giornalista ha anche fatto osservare che la storia di Colorni si intreccia in qualche misura con il Sannio: infatti, la moglie del partigiano riuscì ad intercedere a suo favore presso il capo della Polizia fascista Arturo Bocchino, che era di San Giorgio del Sannio; e poi quel Pietro Koch che diede il nome al famigerato gruppo di assassini-psicopatici in divisa nera, era nato proprio a Benevento.
E' quindi cominciato il dibattito che, ha detto Paolo Meccariello, presidente del Circolo Culturale "Manfredi", ha l'ambizione di discutere di Europa, ma non quella dei superburocrati, della Bundensbank, dello spread, del Patto di stabilità, ma "di una Europa di popoli che si uniscono per un futuro migliore, un futuro senza guerra, da lasciare in eredità ai nostri figli."   
Ha, quindi, preso la parola Felice Casucci, docente della Università del Sannio, che ha confessato di essere ossessionato dalla figura di Colorni, ne ha tracciato un quadro assolutamente lusinghiero in quanto a impegno civile, intellettuale e culturale.
Colorni era un grande filosofo, ma anche un combattente, che amava dire che bisogna arrivare a un'inversione di valori per cambiare le cose; non basta procedere discorsivamente, si deve andare contro se stessi.
Un grande esempio di virtù morale, questo era Colorni morto per difendere le sue idee".
E' toccato quindi a Luigi Perifano, già esponente di quello stesso Partito Socialista nel quale militava Giorgio Benvenuto, ricordare Colorni che non riuscì a sopravvivere al vortice della guerra e della lotta antifascista, a differenza di quanto accadde a Spinelli e Rossi che con lui firmarono il Manifesto di Ventotene, un testo costruito attorno a valori inscindibili dalla tradizione dei popoli europei.
Perifano ha continuato così: "L'idea di Colorni di una necessità di un'Europa di popoli che nascesse dalla spinta di partecipazione era totalmente giusta. Ma oggi a che punto siamo? Abbiamo costruito l'Europa dei popoli e dei diritti sociali?"
Ovvia la risposta negativa a queste domande retoriche.
Ha preso, dunque, la parola Giorgio Benvenuto che non ha avuto remore nel dire che l'Europa concepita nel Manifesto di Ventotene "non è mai nata e continua a non esistere come entità politica.
Quanta strada dobbiamo ancora fare per affermare il principio della libertà e costruire l'Europa dei popoli?
Ma l'Europa è un sogno possibile e anche di fronte alle difficoltà non bisogna fare un passo indietro ma due avanti".
Rispetto a tanto, Benvenuto ha definito il saggio di Tedesco "un libro molto importante perché parla di un personaggio straordinario, ancora oggi attuale. 
E' molto preciso e scritto con il rigore dello storico, ma non per gli storici".
Le conclusioni sono state tratte da Tedesco.
Il saggista ha ricordato che "Colorni era un intellettuale di origine ebraica che si ribellava al fascismo studiando. Aveva capito che essere antifascista non bastava, bisognava avere una visione diversa del mondo, pacificare gli Stati".
Colorni lancia dunque a noi contemporanei, ha continuato l'autore, un messaggio imperituro che incita al senso del dovere, alla virtù, al coraggio, alla dedizione verso gli altri.
Egli incita, ha concluso Tedesco, a inseguire il sogno di un'Europa dei popoli.
All'inizio della serata è stato eseguito, con straordinaria maestria, l'"Inno alla Gioia" di Ludwig van Beethoven, dai musicisti Luigi Borzillo e Sergio Casale e dal maestro Selene Pedicini, che hanno meritato ampiamente la "standing ovation" del pubblico.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.


 

 

 

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