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Benevento, 01-09-2014 08:07 ____
"Omaggio a Puccini" finisce tra gli applausi del numeroso pubblico del Teatro Romano ed il direttore Della Sala finisce nelle braccia di Schicchi
La serata è stata dedicata alla memoria del basso sannita Silvano Pagliuca, recentemente deceduto. Lo ha ricordato il figlio e tutti i presenti si sono ritrovati in piedi a battere le mani verso il cielo
di Eugenio Russo
  

E' finito tra gli applausi l'"Omaggio a Puccini", che ha avuto luogo, ieri sera, presso il Teatro Romano.
L'evento, promosso dal Conservatorio di Musica "Nicola Sala" di Benevento, ha richiamato l'attenzione di un pubblico numeroso, che ha occupato quasi tutti i posti a sedere disponibili.
La serata è stata dedicata alla memoria del basso sannita Silvano Pagliuca, recentemente deceduto.
Lo ha ricordato il figlio, il quale è intervenuto per ringraziare e ricordare quanto il padre amasse la sua città: tutti i presenti si son ritrovati in piedi a battere le mani verso il cielo.
L'Omaggio a Puccini, nella sua prima metà, ha previsto l'esecuzione, da parte dei talenti del Laboratorio lirico-orchestrale del Conservatorio, diretti dal maestro Francesco Ivan Ciampa, di alcune tra le indimenticate melodie dell'autore lucchese: Preludio e Tregenda de "Le Villi"; Quando men vo de "La Bohème"(con Gelsomina Troiano); Intermezzo di "Manon Lescaut"; Tu che di gel sei cinta della "Turandot"(con Gelsomina Troiano); Coro a bocca chiusa ed Un bel dì vedremo di "Madama Butterfly" (con Daniela Del Monaco); Intermezzo e Senza mamma di "Suor Angelica" (con Daniela Del Monaco).
La seconda metà è stata di certo più apprezzata e più coinvolgente, con la messa in scena dell'opera in un atto "Gianni Schicchi" (libretto di Giovacchino Forzano).
Composta tra l'ottobre 1917 e l'aprile 1918, la storia è basata su un episodio del Canto XXX dell'Inferno dantesco. Prima di avere vita autonoma (contro il volere dello stesso Puccini), "Gianni Schicchi" faceva parte del "Trittico", assieme ad "Il tabarro" e "Suor Angelica".
Di seguito, la trama.
Nella camera da letto di Buoso Donati, appena spirato, i suoi parenti sono impegnati nella ricerca del testamento. Per nulla addolorati per la dipartita, sono invece preoccupati per una voce che gira in città: Buoso avrebbe lasciato grande parte della sua eredità ad un convento di frati.
Se il testamento è presso un notaio, chiarisce Simone, non c'è nulla da fare, ma se la preziosa pergamena è in casa, forse è possibile trovare una soluzione. 
E' il giovane Rinuccio a trovare il rotolo di pergamena e come ricompensa chiede agli zii che gli venga accordato il permesso di sposare Lauretta, la figlia di Gianni Schicchi.
Il testamento viene aperto ed è la dolorosa conferma: Buoso ha lasciato tutto ai frati. Subito si pensa a come modificarlo e, secondo
Rinuccio, l'unico in grado di compiere una tale operazione è proprio Schicchi, che lui ha mandato a chiamare.
Ma i parenti insorgono: quell'uomo viene dal contado, non ha nemmeno una dote per sua figlia!
Schicchi arriva e litiga con i Donati; la figlia Lauretta lo supplica, minacciando di gettarsi in Arno se non potrà sposare Rinuccio. Schicchi legge il testamento e trova subito una soluzione: nessuno sa che Buoso è morto, lui si travestirà da Buoso, falsificherà la sua voce e detterà al notaio un nuovo testamento.
Entra Maestro Spinelloccio, il dottore, e Schicchi, con la voce di Buoso, gli assicura di sentirsi meglio e di aver voglia di dormire.
La prova è superata, non resta che chiamare il notaio.
Tutti i Donati assistono Schicchi mentre si veste da Buoso, e ognuno di loro gli promette un premio in fiorini se nel testamento gli farà avere i tre pezzi più pregiati dell’eredità: la mula, i mulini di Signa e la casa.
Schicchi, prima dell'inizio della finzione, li ammonisce che se verranno scoperti la pena è il taglio della mano e l'esilio.
Entra il notaio con due testimoni ed il falso Buoso nomina suo erede Gianni Schicchi.
Ai parenti non resta che tacere, per timore di essere scoperti. Schicchi li caccia di casa e si congeda dal pubblico ricordando che per questa beffa, che farà felici i due innamorati Rinuccio e Lauretta, "il gran padre Dante" lo ha cacciato all’Inferno; ma il pubblico, applaudendo, potrà dargli un' attenuante.
La regia della rappresentazione è stata di Emanuele Di Muro.
Questi i personaggi ed i rispettivi interpreti: Gianni Schicchi, Raffaele Raffio; Lauretta, Sara Intagliata; Zita, Sara Orlacchio; Rinuccio, Guglielmo De Maria; Gherardo, Fabrizio Daluiso; Gherardino, Giangiuseppe Mancini; Nella,  Daniela Esposito Betto; Luciano Matarazzo Simone, Fabrizio Crisci Marco; Anton Gryvniak La Ciesca, Anna Russo; maestro Spinelloccio, Rosario Grauso; Guccio, Christian Baldini; Pinellino, Pellegrino Varricchio.
Un piacevole fine agosto in musica, nato dalla passione e dalla tecnica di tanti giovani artisti.
Finito tra gli applausi, come ricordavamo ad inizio articolo e con la direttrice del Conservatorio, Maria Gabriella Della Sala, portata in braccio da Schicchi/Raffio sul palco per il saluto finale di tutti i protagonisti della serata/evento.

Le foto sono di Debora Maiale per "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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