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Benevento, 14-01-2023 16:11 ____
Il nuovo esperimento di un Ente camerale a dimensione interprovinciale non ha avuto per niente un avvio facile e scorrevole
Trattandosi di Avellino e Benevento non ci si dovrebbe meravigliare ma le difficolta' di aggregazione gestionale non sono dovute solo alle storiche diversita' tra le due province. Dovrebbe essere una indispensabile pubblica amministrazione delle imprese e non un Ente inutile
di Roberto Costanzo
  

La nuova Camera di Commercio a dimensione interprovinciale stenta a decollare, eppure la fusione tra le Camere di Benevento e di Avellino è nata da oltre un anno.
Il nuovo ente c'è, ma il relativo governo non ancora, sebbene la nomina del Consiglio camerale, sia pure con non poche difficoltà, abbia avuto da tempo il via dalla Regione e l'insediamento della nuova giunta e del relativo presidente sono comunque già avvenuti.
Le nomine e gli insediamenti delle cariche sono stati fatti ma i successivi e conseguenti passaggi sono rimasti fermi.
Il neopresidente, Pino Bruno (foto), all'inizio del suo mandato, è stato costretto a rassegnare le dimissioni.
Il bilancio 2023 non è stato approvato ed anche per questo l'esperienza commissariale non è ancora finita.
Il nuovo esperimento di un ente camerale a dimensione interprovinciale non ha avuto un avvio facile e scorrevole.
Trattandosi di Avellino e Benevento non ci si dovrebbe meravigliare, però le difficoltà di aggregazione gestionale, in questo caso, non sono dovute tanto alle storiche diversità tra le due province. Forse dipende soprattutto dalla mancanza di una comune esperienza istituzionale tra le diverse associazioni di rappresentanza categoriale e territoriale.
I confronti, in certi ambienti, spesso sono preceduti dagli scontri, che a loro volta soltanto in un secondo momento, e non facilmente, da scontri si trasformano in incontri.
Forse in tal modo si sono svolti finora i contatti tra le associazioni di categoria irpine e sannite, che pure in buona parte hanno una lunga e apprezzabile esperienza.
Non è facile oggi esercitare un ruolo di rappresentanza e guida di una categoria, anche perché non sempre i capi sono veri interpreti della base e non tutte le sigle sono autentiche espressioni di una categoria.
Rispetto al secolo scorso vi è un diverso modo di rappresentare imprenditori e lavoratori e non è detto che quello di ieri fosse migliore di quello di oggi.
Quando fu emanata la famosa legge 580 del 1993 non tutti comprendemmo il vero cambiamento che essa avrebbe introdotto non tanto nel sistema istituzionale delle Camere di Commercio quanto in tutto il mondo economico produttivo.
La Camera di Commercio, da struttura di servizi alle imprese diventava la Casa istituzionale delle imprese.
Andava ad assumere per le imprese il ruolo ed il peso che già un'amministrazione comunale esercita tra e per i cittadini.
Non solo servizi di assistenza ma innanzitutto servizi di promozione e sviluppo.
Tutto questo è codificato nella legge 580 e meglio definito nella logica della legge 59 del 1997 e del decreto legislativo 112 del 1998, ai quali si ispira lo Statuto camerale di Benevento che fu approvato il 30 giugno del 2000.
Uno statuto, quello di Benevento, che si distingueva in tutt'Italia, in termini di principi e di norme, e definiva il modo di essere dell'Ente camerale quale "pubblica amministrazione delle imprese e per le imprese", tavolo istituzionale delle attività economiche nella particolare realtà territoriale della provincia.
In sostanza la Camera di Commercio potrebbe essere un Ente locale ad autonomia funzionale che afferma la sua legittimazione democratica anche attraverso l'elezione diretta del Consiglio camerale.
Cioè le associazioni di categoria, riconosciute come tali, hanno il diritto-dovere di scegliere i candidati ma non gli eletti. Gli eletti vengono scelti dalle imprese iscritte alla Camera (circa 35mila nel Sannio) con libere elezioni tra i candidati proposti dalle associazioni per i vari seggi assegnati ai singoli settori economici.
La Camera di Commercio di Benevento nel 2000 sancì questa norma procedurale nel suo statuto.
All'epoca non solo in Campania ma anche nel resto d'Italia si giudicò avveniristico il modello Benevento.
Oggi, visto quanto si sta verificando tra Avellino, Benevento e la Giunta regionale con le confuse nomine dei consiglieri camerali; gli scontri tra rappresentanti regionali delle varie associazioni e tra le organizzazioni di settore, per la scelta del presidente e dei membri di giunta, quindi i ripetuti commissariamenti e quant'altro, se vigesse la norma dell'elezione diretta, forse ci sarebbe minore confusione e l'Ente camerale troverebbe ben altro peso e rispetto.
Gli imprenditori irpini e sanniti forse vedrebbero in essa davvero un soggetto istituzionale necessario e funzionale su ambedue gli ambiti provinciali, per integrare e non per disintegrare il Sannio e l'Irpinia: Una indispensabile pubblica amministrazione delle imprese.
Non un Ente inutile.

comunicato n.154482




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