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Benevento, 03-10-2022 08:56 ____
Tante, troppe vigne nel Sannio non sopravviveranno ai loro proprietari
Noi figli ci siamo entrati tardi, quasi non le sentiamo piu' nostre. La colpa, pero', non e' dei nostri vecchi. Il loro e' stato un ulteriore gesto di amore. Volevano far di noi delle donne e degli uomini liberi, commenta Beniamino Furno
Redazione
  

La vigna di famiglia è il titolo di una nota inviataci che Beniamino Furno (foto) dedica a tutte le aziende agricole del Sannio, impegnate in questo periodo nella vendemmia.
"Tutti noi ci auguriamo - scrive - che questa sia una buona annata, la migliore di sempre!"

La vigna di famiglia.
"Il nostro territorio è eccezionale per la quantità e qualità dei suoi vigneti. Il vino che produciamo è conosciuto un po' in tutto il mondo.
Peccato però, perché potremmo fare di meglio.
Da quando ebbi l'età per bere, mio padre a tavola mi ha sempre versato un mezzo bicchiere del suo vino.
Mi diceva: "Bevi e dimmi com'è?" Dopo averlo bevuto, gli rispondevo: "Non male, ma puoi fare di meglio!"
Un paio di settimane fa ho ricevuto una telefonata. Era mio padre che mi chiedeva di aiutarlo nella sua vigna. Strano, ho pensato. Non era mai successo prima di allora.
Nonostante avessi preso già altri impegni, ho deciso di andarci. Gli voglio troppo bene!
Così un sabato mattina, di buon ora, con mio padre siamo entrati nella vigna di famiglia.
Lo seguivo con lo sguardo per poi ripeterne i movimenti.
Cercavo d'imparare da lui. Provavo ad anticiparlo, soprattutto nelle mansioni più pesanti.
L'ho osservato bene mio padre quella mattina, è invecchiato!
Mi sono guardato attorno e ho visto una vigna morente.
D'improvviso, mi è montata la rabbia. Avrei voluto gridargli contro: “Perché non mi hai mai portato con te, in tutti questi anni, nella nostra vigna? Avremmo potuto prendercene cura insieme, comprare dei nuovi macchinari e dell'altro terreno".
Poi ho capito. Era proprio quello che lui non voleva!
Tante, troppe vigne nel Sannio non sopravviveranno ai loro proprietari.
Noi figli ci siamo entrati tardi, quasi non le sentiamo più nostre.
La colpa, però, non è dei nostri vecchi. Il loro è stato un ulteriore gesto di amore.
Volevano far di noi delle donne e degli uomini liberi. Liberi di decidere se rimanere o meno in questa terra, senza il fardello di portare avanti la vigna di famiglia.
Non abbiamo motivo di rimproverarli. Non avrebbero potuto fare di meglio!
I nostri cari, infatti, non hanno mai creduto nelle promesse di sviluppo del territorio, fatte dalla vecchia classe politica. Li avranno anche votati, ma non li hanno mai ritenuti all’altezza!
Oggi le nostre speranze sono riposte nei giovani e giovanissimi, rimasti qui nel Sannio tra mille difficoltà.
Facciamo quadrato attorno ai nostri  figli e nipoti. Sosteniamoli!
Possano, nel loro percorso di crescita, essere accompagnati da una nuova e migliore classe dirigente.
Solo così potranno riappropriarsi di questo territorio e riuscire finalmente a valorizzare la vigna di famiglia, per come essa merita!
Quella sera, finita la vendemmia, con mio padre ci siamo ritrovati a tavola.
Ancora una volta, mi ha versato un mezzo bicchiere del suo vino e..: "Bevi e dimmi com'è?"
L'ho bevuto. Aveva un sapore diverso dal solito.
Gli ho risposto: "E' molto buono, è frutto della nostra vigna, della nostra terra!"

comunicato n.152534




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