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Benevento, 21-05-2022 09:03 ____
La guerra, i nazisti e il grano nelle mani di tre multinazionali agricole
I silos sono colmi di chicchi che non si riesce ad esportare dal porto minato di Odessa, dove partivano le navi che lo trasportavano. Una corrispondenza piena di pathos propagandistico e, per questo, incompleta e fuorviante, scrive Piero Mancini
Redazione
  

La guerra, i nazisti e il grano nelle mani di tre multinazionali agricole.
E' il titolo della riflessione che ha inviato Piero Mancini (foto).
"Caro direttore - scrive - in Ucraina i silos sono colmi di grano perché a causa della guerra non si riesce a esportarlo.
Questo ci dicono i giornalisti dal porto minato di Odessa, dove partivano le navi che lo trasportavano.
Una corrispondenza piena di pathos propagandistico e, per questo, incompleta e fuorviante.
Infatti, dovrebbero evidenziare che: il grano si produce in Ucraina ma non tutto è degli ucraini, né dello Stato. Uno dei più poveri del mondo.
Tanta abbondanza arricchisce solo le tre multinazionali che, dopo il colpo di Stato del 2014, pianificato, sa vans san dir, dagli Usa, storici specialisti del settore, si sono impossessate dei terreni migliori.
La multinazionale Usa approfittò subito, nel 2015, della liberalizazzione dei terreni "decisa" dal nuovo governo, accaparrandosi 1,5 milioni di ettari, pagando cifre irrisorie.
Fenomeno molto diffuso conosciuto come land grabbing, favorito da una classe dirigente che tutti gli organismi internazionali classificano come una delle più corrotte del mondo.
Prima del golpe i terreni agricoli erano pubblici.
Dopo, migliaia di ucraini sono diventati braccianti, sfruttati e malpagati, nei 17 milioni di ettari, altamente produttivi, regalati alle multinazionali.
I giornalisti non lo dicono perchè verrebbe meno la sceneggiatura su cui poggia la propaganda: i buoni americani che armano gli ucraini per aiutarli a difendere la sovranità e l'integrità territoriale dello Stato.
Ma, concretamente, pur restando gli stessi confini geografici, da tempo, lo Stato unitario ucraino non esiste essendo venuta meno l’integrità territoriale, inficiata e superata dai vasti latifondi delle tre sovrane, potenti e influenti multinazionali.
Ognuna è tanto più ricca di quel poco che resta a uno Stato fortemente indebitato, con il Fmi e Banca Mondiale, già prima della guerra. Il neoliberismo ha creato, nel cuore dell’Europa, il colonialismo 2.0.
Ha svuotato e ridotto lo Stato ucraino a mera funzione esecutiva. Subalterna alla potente organizzazione delle multinazionali.
Alle loro politiche economiche e strategiche.
Fenomeno, ormai storico, poco noto che coinvolge anche la Romania.
Le multinazionali, in feroce competizione fra loro, hanno sempre bisogno di espandersi e volentieri metterebbero le mani anche su gran parte degli sconfinati terreni agricoli russi.
Non essendoci le condizioni per un colpo di Stato, per farlo bisogna seguire l'altra collaudata tattica: sfiancarla economicamente, fino al default, per tentare di sostituire l'attuale classe dirigente con una più incline alla penetrazione delle multinazionali, come l'Ucraina.
Obiettivo strategico rivendicato pubblicamente dai portavoce Usa e Nato, nei briefing quotidiani sull'andamento della guerra.
Per questo motivo, la guerra deve durare ancora a lungo, anche se ciò provocherà, con certezza, lo sfacelo dell'economia italiana e europea. Tragico effetto collaterale di cui gli Usa e la Nato sono ben consapevoli.
Biden per alimentarla ha chiesto un nuovo stanziamento, di ben 20miliardi di dollari, per l’acquisto di altre armi da fornire agli ucraini.
E' ovvio che, indebolita fortemente la sovranità territoriale dello Stato ucraino in favore delle multinazionali, ognuno ha cercato di ritagliarsi pezzi di territorio. Scatenando una guerra civile che dura da otto anni.
Alimentata dalle milizie neonaziste di Azov che hanno terrorizzato i russofoni, 14mila vittime, del Donbass.
Il battaglione Azov è stato armato e stipendiato dall'oligarca ucraino Igor Kolomoysky, prima di essere inserito nella Guardia nazionale.
Kolomoysky, ha finanziato anche la campagna elettoale di Zelins'kyj.
La pericolosità delle multinazionali agricole fu denunciata dalla Coldiretti, il 21 marzo 2018: "Un miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali sono stretti in una tenaglia da tre grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all'allevamento nelle aziende agricole, a partire delle sementi, ma anche nell'acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari.
La perdita del potere contrattuale si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale.
L'elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la sovranità alimentare dei vari Paesi e la loro stessa biodiversità".
L'accentramento di vasti territori agricoli in poche mani comporta, oltre all'impoverimento di milioni di coltivatori in tutto il mondo, anche l'accentramento di enormi capitali e potere politico.
Fenomeno molto pericoloso, che segna la disumana e tragica involuzione del capitalismo in neoliberismo totalitario.
L'economista Emiliano Brancaccio, docente Unisannio, ha analizzato in profondità questo grave e imminente pericolo nel suo ultimo libro: "Democrazia sotto assedio".

comunicato n.149765




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