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Benevento, 24-04-2022 09:36 ____
Una azienda multifunzionale, quella di Adolfo Basile, che operava in via Valfortore. Tra i fidati ed attenti collaboratori vi era Michele Costanzo
Prioritariamente raccoglieva i pellami dai macelli comunali ma gestiva anche la birra Dreher e riforniva di ghiaccio aziende e famiglie. Il ricordo poi della gassosa con la pallina di vetro che, spinta dalla pressione del gas, riusciva a chiudere ermeticamente la bibita, narra De Lorenzo
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Proseguendo nel ricordo delle aziende che, nel dopoguerra, erano presenti in via Valfortore, oggi, Peppino De Lorenzo parla della nota ditta "Basile".
"Il prestigio che la ditta "Basile" ebbe tra le aziende che resero attiva via Valfortore fu davvero notevole.
Venne fondata da Adolfo, fratello di Luigi, noto ed apprezzato parlamentare della sinistra.
Non si esagera nell'affermare che i due imprenditori e industriali più prestigiosi che, ad inizio anni Novanta, la nostra città abbia avuto siano stati, senza dubbio, Perrotta e Basile.
Quest'ultimo, diversamente dagli altri che operavano nella zona, non si dedicava alla preparazione di un prodotto specifico, ma, con i suoi operai, una dozzina in tutto, tra maschi e femmine, ebbe un vasto campo di azione.
Come, giustamente, solo qualche mese fa, ha precisato Roberto Costanzo (nella foto in basso è a destra con tutta la sua famiglia, la mamma Clementina, il fratello più piccolo, Antonio ed il papà Michele, nel giorno della sua Cresima nel 1945), "non si deve pensare che si trattava di un insieme confusionario di diverse ed incompatibili attività", ma, invece, "di un'azienda multifunzionale ed intersettoriale, ancorché ditta individuale: efficiente, produttiva e redditizia".
Tra i fidati ed attenti collaboratori di Adolfo Basile, vi era Michele Costanzo, papà di Roberto, che, tornato dalla prima guerra mondiale (nella foto di apertura ancora con la divisa da militare), incominciò a lavorare in quella azienda.
Destinato al trasporto, nel 1920, con la fornitura di un autotreno, di produzione svizzera, Saurer, il pellame poteva essere trasferito con maggiore facilità.
Infatti, il prioritario settore di attività era, appunto, la raccolta dei pellami dai macelli comunali che, poi, veniva portato a Napoli ove esisteva una fabbrica di cuoio per la preparazione anche delle scarpe.
Nel 1926 l'autotreno subì un grave incidente stradale cadendo dal ponte di Pietrelcina.
Si narra, inoltre che, nel 1943, per evitare i saccheggi di cui anche Benevento fu vittima, Michele Costanzo nascose i pellami, raccolti in tante balle, nel suo deposito per il grano, a San Marco dei Cavoti.
Un'altra importante attività della ditta "Basile" era quella della raccolta delle uova che erano conservate in un grosso refrigeratore usato anche per la birra che, in botti, veniva trasportata dallo stabilimento Dreher di Trieste per essere imbottigliata e, successivamente, distribuita in tutto il territorio sannita.
L'attività dell'azienda non si fermava qui.
Degna di ricordo è la gassosa con la pallina.
La bottiglia aveva all'interno una pallina di vetro che, spinta dalla pressione del gas, riusciva a chiudere, ermeticamente, la bibita.
Per aprirla era solo necessario fare pressione con un dito sulla biglia e, facendo uscire una piccola parte del gas, la pallina cadeva giù permettendo che la gassosa si potesse bere.
Oggi, un tipo di prodotto del genere, rimasto in commercio sino agli anni Sessanta, non esiste più, ma, in quel tempo, per i bambini, e non solo, rappresentava un divertimento indescrivibile.
La ditta "Basile", inoltre, produceva ghiaccio.
Negli anni Cinquanta e Sessanta quest'ultimo veniva venduto su di un apposito carretto zincato, che attraversava la città, sul quale erano posizionati lunghi blocchi.
A trainarlo era destinato un cavallo sotto la guida esperta del conducente, noto con il nome di Cardinale.
Questi, con uno scalpello, spezzava il pezzo in base alla quantità richiesta.
Il ghiaccio veniva, quindi, portato a casa ed usato per preparare bibite, raffreddare l'acqua, segnatamente nel periodo estivo, sorbetto e giù di lì.
Non si sarebbe mai ipotizzato che un giorno si giungesse ai frigoriferi e congelatori.
Quindi, i preziosi cubetti fossero confezionati direttamente a domicilio.
Non è da sottovalutare che la ditta "Basile", in collaborazione con il Consorzio Agrario, fu agente dell'Agip per Benevento e provincia.
Fu proprio a S. Marco dei Cavoti, paese natale di Michele Costanzo, che venne aperto il primo distributore Agip per conto di "Basile".
Nel novero del ricordo delle persone che collaborarono con l'azienda, è doveroso ricordare Arturo Sorbi, primo manager della stessa, e Leucio Zollo di S. Leucio del Sannio, autista personale di Adolfo Basile che, tra l'altro, aveva il compito di aprire al mattino i cancelli.
Il legame di Adolfo Basile con la famiglia di Michele Costanzo rimase immutato per la vita intera.
Quando Roberto, nel 1970, si candidò alla Regione Campania, vide arrivare Basile presso la sede della Coldiretti, di cui Costanzo era direttore.
Gli disse: "Non posso che farti i migliori auguri" e gli consegnò una busta, contenente cinquanta mila lire, quale contributo per le spese della campagna elettorale.
Fu quello il primo contributo in assoluto che Roberto Costanzo ebbe per le sue candidature.
Questi i legami di un tempo!
La ditta "Basile", all'epoca, rappresentò, quindi, un modello di operosità quale preludio  alla odierna tecnologia che, piano piano, ha preso il posto del lavoro laborioso degli operai di un tempo che non esiste più".

ap - Allo scritto, come sempre incomparabile di Peppino De Lorenzo, scusandomi con l'autore per l'intromissione, aggiungo anche un mio ricordo suscitatomi dalla parola magica di: Cardinale.
Questo era il nome (o soprannome) del conducente di un vecchio traìno, quello con le ruote molto grandi, con un cassone senza pretese dove venivano sistemate, su dei sacchi di tela grezza di un marcato marroncino, le lunghe barre rettangolari di ghiaccio, lunghe più di un metro.
Il cavallo era di quelli possenti, del tipo Tiro Pesante Rapido (Tpr), che doveva sobbarcarsi il lungo tragitto, tutto in salita, dal rione Ferrovia e fino al viale Mellusi.
Io abitavo al di sotto della Caserma dei pompieri (oggi Centro di Volontariato) e di fronte, dall'altro lato della strada che era percorribile nei due sensi di marcia, c'era e c'è palazzo Del Prete che a piano terra aveva tutti negozi (oggi per buona parte occupati da una farmacia). A partire da destra c'era una delle prime lavanderie, "La Bella", a seguire la macelleria di don Ciccio Simeone, poi il bar di don Luigi De Lorenzo (a cui poi subentrò Ludovico Luciani), la concessionaria di auto di Pirozzolo ed infine la merceria di Mario Lepore (dove oggi c'è un bar).
Il carretto di Cardinale saliva lentamente viale Mellusi venendo da piazza Risorgimento e si fermava proprio sotto il balcone di casa (eravamo peraltro al primo piano) e lì la prima cosa che faceva quel cavallo era quella di urinare. Litri di urina che espandevano quell'odore intenso ed acre per lungo tratto di strada ed ovviamente maggiormente negli ambienti di casa mia.
Parliamo degli anni Sessanta e del periodo estivo.
Cardinale stendeva sul marciapiede uno dei sacchi di tela e lì depositava una o due barre di ghiaccio, così come gli erano state ordinate da don Luigi, il barista. Li lasciava sotto il balcone di casa mia perché lì, a quell'ora della mattinata, c'era l'ombra.
Quindi proseguiva il suo percorso.
Don Luigi raggiungeva il ghiaccio ma portava con sé sempre anche un secchio d'acqua. La prima cosa che faceva, per mitigare quel fetore, era di buttarla sull'urina del cavallo e si scusava con mia madre per il fastidio.
Poi si caricava sulle spalle la prima barra di ghiaccio e se la portava di fronte, nel suo bar. Poi le altre. A don Luigi quel ghiaccio serviva per confezionare il gelato artigianale.
Il ghiaccio veniva inserito, infatti, tra gli spazi di cilindri in rame di diverso diametro.
All'interno di quello più grande posto al centro, egli posizionava gli ingredienti e poi con una lunga cucchiarella girara, girava, fino a quando il composto non prendeva consistenza.
Tutto si compiva grazie alla forza delle sue braccia.
E che gelato confezionava don Luigi... Una prelibatezza.
I banchi frigorifero stavano facendo la loro prima comparsa e così anche i gelati industriali.
Quel ghiaccio di Cardinale della ditta Basile, dunque, ci ha consentito per anni di mangiare quegli ottimi gelati che venivano venduti sul cono di ostia (le ciotoline di carta arrivarono ben dopo) a dieci lire, il più piccolo, o a trenta lire, il più grandicello.
Che tempi!

                                           

comunicato n.149085




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