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Benevento, 05-12-2021 09:20 ____
Il viaggio del cronista nella citta' del dopoguerra. Nella zona del Duomo vi erano i laboratori di analisi di Luigi La Polla ed Italo Facchiano
All'epoca non esistevano i sofisticati studi odierni per potersi sottoporre ad esami. Ricorda De Lorenzo che il medico veniva direttamente a casa del paziente per effettuare il prelievo e la bottiglietta con le urine la metteva nella tasca della giacca
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Proseguendo il viaggio nel cuore della città, Peppino De Lorenzo, questa settimana, ricorda i titolari di due laboratori di analisi cliniche ubicati nella zona Duomo, e, con precisione, quelli di Luigi La Polla ed Italo Facchiano.
"Negli anni Sessanta e Settanta non esistevano i sofisticati studi odierni per potersi sottoporre, qualora necessario, ad indagini cliniche.
Nella zona del Duomo, in pieno centro storico, vi erano quelli di Luigi La Polla (foto) ed Italo Facchiano.
Il primo era un sanitario dalla profonda umanità e dalla convinta fede cristiana.
Come era d'uso allora, mia madre partorì in casa, con l'assistenza di una levatrice.
Il lieto evento fu atteso da tutti i parenti con la semplicità del tempo.
Tra gli amici, il dottore Luigi La Polla, medico analista, fraterno compagno di avventure di zio Anacleto.
La morte, in seguito, con un inghippo sulla sua forte fibra, lo portò via nel pieno della fertile maturità.
Era un galantuomo nel senso più convinto della parola e, nel momento della sua dipartita, vi fu un coro unanime di rimpianti tra quella gente cui lui, in vita, aveva offerto, con nobiltà di intenti, la migliore parte di sè.
Un personaggio singolare, dunque, che, dignitosamente, incarnava l'animo di sannita purosangue.
Anche nei momenti in cui esplodeva, quasi per istinto, la sua innata inclinazione allo scherzo, non perdeva mai, sia pur per un solo attimo, la delicatezza del tratto e la nobiltà del comportamento, doti, queste ultime, che aveva, egregiamente, ereditato dal padre, il preside La Polla, che, ancora oggi, molti ricordano con imperitura gratitudine.
Appunto per il suo carattere, per 15 anni, con Antonio Sorgente, al teatro de "La Fagianella", negli anni Settanta, Ottanta, Gigino La Polla, così era da tutti chiamato, fu autore di seguiti spettacoli di grande successo.
Apparteneva a quella categoria di medici che si estingue ogni giorno vieppiù e, malgrado i tempi, proseguiva per la sua strada.
Era abitudine che, quando si rendeva indispensabile sottoporre un paziente ad indagini di laboratorio, lui, di buon mattino, si recava di persona presso l'abitazione di questi per effettuare il prelievo.
Comportamento, questo, oggi, impensabile.
Puntualmente ogni volta, non si limitava al compito di analista, ma consigliava, aiutando psicologicamente il sofferente.
Ricordo quando veniva da mia nonna e mi è rimasta nitida nella mente la scena che, andando via, avviandosi all'uscio, poneva in tasca la fatidica bottiglietta contenente le urine.
Ecco perchè quando la notizia della sua improvvisa dipartita si diffuse per l'intera città, tante persone anziane e quanti, più degli altri, erano costretti a subire le vicissitudini della quotidiana sofferenza umana, piansero nella tema che alcuno avesse potuto eguagliarlo.
Diversa la storia umana di Italo Facchiano.
Questi, dopo aver frequentato il Liceo Scientifico, allievo di mio padre, raggiunta la laurea in medicina, seguì la specializzazione in urologia.
Iniziò la professione amando la vita sino a quando, d'improvviso, nel pieno vigore della gioventù, la lunga ed invincibile mano della morte lo incominciò ad inseguire.
Martoriato nel fisico, ma non nel suo spirito di uomo pieno di vitalità e di coraggio, ritornò nella mischia accompagnato, talvolta, come ebbe a confidarmi prima di morire, dalla tristezza della incomprensione che gli fece perdere quel suo perenne sorriso sulle labbra.
Fu costretto a lasciare l'urologia e divenne analista.
Lo conobbi immobile su di una sedia ortopedica per una indomabile forma di sclerosi multipla agli inizi della mia professione.
Di lui conoscevo la tragica vicenda, ma non avevo ben configurati i connotati spirituali della sua fisionomia.
Andavo spesso nel suo studio, in via Gaetano Rummo, mi intrattenevo con lui ed i nostri discorsi spaziavano nel mare illimitato del sapere.
Ero attratto dalla sua personalità che emergeva, appunto, dalla spontaneità del tratto e dallo sguardo penetrante ed indagatore.
La sua umanità, malgrado le atroci sofferenze, e l'amore per il proprio lavoro che proseguiva malgrado le precarie condizioni organiche, sono rimaste in me quale suo dono preziosissimo e spesso, tanto spesso, ritornano, prepotentemente, alla mente".

comunicato n.145659




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