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Benevento, 14-09-2021 16:12 ____
Non c'e' bisogno di dare la scarpa prima e la scarpa dopo perche' un voto talmente frazionato e' gia' sostanzialmente controllato
Per questo se non dai nemmeno la liberta' al cittadino di poter scegliere il sindaco, l'unico voto difficilmente controllabile, siamo al pieno controllo scientifico del consenso, commenta Pasquale Viespoli che con il voto disgiunto fu eletto nel 1993
Nostro servizio
  

Pasquale Viespoli (foto) non è d'accordo con le nostre conclusioni sul voto disgiunto, anzi lo riiene un elemento indispensabile di equilibrio della democrazia soprattutto se si considera la netta divisione dei ruoli, tra sindaco e Consiglio, che la normativa sulla elezione diretta del primo cittadino introdusse oramai circa 30 anni fa.
Utile, dunque, il confronto con l'ex senatore.
Si tenga conto però, giusto perché non sembri proprio peregrino il nostro assunto, che confermiamo, che Viespoli è vero, come egli afferma, che fu eletto sindaco la prima volta, nel 1993, grazie proprio al voto disgiunto, ma è anche vero che poi lo mandò a casa anzitempo un Consiglio in cui i suoi, quelli di Viespoli, erano minoranza.
Non aveva cioè i numeri per la governabilità, che è il concetto che più ci interessa e che ci siamo sforzati di rappresentare. Un aspetto, questo, che nemmeno va trascurato.
Per me il voto disgiunto è una questione centrale e di sistema ed il tema è dirimente, ci ha detto Pasquale Viespoli.
Siamo all'interno di un sistema a doppio turno che è centrato sulla figura del sindaco tant'è che il premio di maggioranza è dato in testa al sindaco e non alle liste.
E' il sindaco che garantisce la stabilità e la governabilità ed anche la omogeneità della maggioranza che si va a formare, ma al secondo turno.
Questa è la logica del sistema. Poi accada o non accada.
Ed allora la prima operazione che è stata fatta, per smantellare la norma, è stata quella di trasformare di fatto una elezione a doppio turno, in una consultazione a turno unico.
Il campo largo, la grande coalizione, le dieci liste di Mastella, punta esattamente a questo, a riportare cioè tutto ad un turno solo, quando invece il sistema è un altro.
Al primo turno si presentano, infatti, le identità al, secondo turno si fa governo, si fa coesione ed alleanza.
Ed è quindi evidente che la figura del sindaco diventa preponderante al punto tale che prevede due cose.
La prima è che il premio di maggioranza è in capo al sindaco. Al secondo turno è lui che prende il 60% dei seggi.
Il sistema è questo e si è tentato di stravolgerlo con il numero delle liste perché il numero molto elevato di esse punta all'obiettivo della somma, del voto intermediato.
Ecco perché adesso c'è il timore.
La gente ha percepito sin dalla prima applicazione della legge nel 1993-94, la novità che è rappresentata dalla scelta del sindaco.
Ha capito che l'impianto della legge distingue tra la rappresentanza e il governo.
Il Consiglio comunale è organo di controllo, ha una funzione diversa rispetto all'Esecutivo, al governo della città.
Il voto disgiunto, in questa logica, è una garanzia di libertà del voto che mette insieme rappresentanza e governo.
La seconda grande novità, prosegue Viespoli, è che la legge considera gli assessori dei collaboratori del sindaco perché questo deve determinare il matrimonio, lo sposalizio tra politica e competenza.
Quello che sta accadendo da qualche tempo e che ha portato allo stravolgimento della elezione diretta del sindaco, è che noi siamo arrivati a determinare un meccanismo automatico, nella prassi ma non nella norma, per cui chi prende più voti in una lista va a fare l'assessore ed è questo lo stravolgimento della legge.
In pratica non c'è più l'elezione diretta del sindaco secondo lo spirito del 1993.
A ciò si aggiunga che con venti liste, con un voto così frantumato, se non determini nemmeno la libertà del cittadino di poter scegliere il sindaco, l'unico voto difficilmente controllabile, siamo al pieno controllo scientifico del voto.
Un consenso frantumato, condominio per condominio, il gioco delle preferenze, porta al voto controllato.
Non c'è bisogno di dare la scarpa prima e la scarpa dopo (citando Achille Lauro sindaco di Napoli del Dopoguerra che chiedeva il voto alla gente e per essere sicuro di averlo dava una scarpa prima del voto e la seconda ad elezione avvenuta ndr), perché il voto è sostanzialmente controllato.
Un candidato sindaco che lancia l'anatema nei confronti del voto disgiunto, dimostra che siamo in un'altra dimensione, siamo oltre l'elezione diretta del sindaco e siamo al paradosso per cui prima il sindaco lo eleggeva il Consiglio comunale, adesso lo dovrebbe eleggere manco il Consiglio comunale, ma i candidati al Consiglio comunale.
In queste condizioni che governo alla fine puoi dare alla città?
Mastella non sta facendo altro che la esternalizzazione dei Congressi democristiani, le correnti che si misurano direttamente sul voto con i loro capi corrente.

comunicato n.143614




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