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Benevento, 03-09-2021 20:06 ____
Non siamo piu' capaci di piangere neanche quando siamo dietro un carro funebre ed accompagniamo un nostro caro all'ultima dimora
La severa constatazione di Davide Nava sugli anni attuali rispetto a quelli del Dopoguerra, che ha incontrato pero' il dissenso di don Mario Iadanza, alla presentazione del volume di Fernando e Marisa Miele
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Un lavoro imponente riportato in un tomo di 636 pagine, ricco di illustrazioni, le cui ricerche storiografiche in esso contenute, sono durate ben 34 anni.
Ad esso hanno lavorato Marisa Miele (nella decima foto in basso) e Fernando Miele (nella prima foto in basso), due cugini con diversificate preparazioni di indirizzo culturale ed accademico.
Il titolo del libro, "Quand' se prejava de còro. Frammenti di religiosità popolare nel Sannio", è uno scrigno di storia e di tradizioni legate alla religione ed al territorio del Tammaro ed a Circello in particolare.
A coordinare i lavori della presentazione del volume, organizzata nella sala "Leone XIII" del Palazzo Arcivescovile, è stato don Maurizio Sperandeo, direttore dell'Ufficio Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi, che ha introdottto don Tiziano Ghirelli (nella ottava foto in basso), ex direttore dell'Ufficio dei Beni Culturali della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla dove Fernando Miele, da alcuni decenni oramai, presta la sua opera di ricercatore essendosi trasferito in quel territorio.
Da quella Diocesi sono giunti in tanti per omaggiarlo in questa particolare circostanza.
Don Ghirelli ha, infatti, voluto sottolineare l'attestato di gratitudine nei confronti di Fernando Miele per il contributo, oramai pluriennale, che egli presta alla Chiesa di Reggio Emilia quale segretario dell'Ufficio dei Beni Culturali.
Ma don Ghirelli ha voluto rivolgere un pensiero deferente anche nei confronti di Anna e Gino, genitori di Fernando Miele, che sono stati collaboratori di due vescovi precedenti a quello attuale.
Persone che hanno anche fatto del bene ma senza vantarsene e come diceva Gino Bartali, il bene si fa e non si dice. Le medaglie si appuntano sul cuore e non sulla giacca.
Una citazione questa che ben si addice all'opera presentata da Gino ed Anna Miele.
Questo, ha concluso don Ghirelli, è un salmo che ci invita a benedire Dio.
A questo punto la parola è passata al prefetto Carlo Torlontano, che in verità lo stiamo scoprendo sempre più amante ed appassionato di fatti storici e di tradizione che servono a capire meglio ed a fondo la provincia in cui egli è rappresentante del Governo centrale.
A pochi mesi dal mio insediamento in questa città, ha detto il prefetto, partecipo per la prima volta ad un evento in Curia.
Questa occasione è data da questo volume che riporta anche la pratica della religione così come vista dal popolo.
Grazie, dunque, agli autori per quello che fate.
Grazie altresì alla Diocesi per il lavoro sin qui svolto anche nel sociale e per ultimo per la solidarietà dimostrata al popolo afghano e la disponibilità resami senza che io chiamassi.
Don Nicola De Blasio ha già proposto qualche soluzione al riguardo, ha concluso il prefetto Torlontano.
A questo punto è stato messo in onda un filmato (nelle ultime quattro foto in basso alcuni frammenti del film) che ha ritratto i personaggi, i protagonisti di questa ricerca molti dei quali oggi non ci sono più.
Un filmato simile a quello che la Rai ancora oggi nel sua canale specialistico "Storia", manda in onde attingendo al suo infinito magazzino e che ci riporta ad una Italia degli anni Sessanta e successivi, che ovviamente non c'è più ma di cui abbiamo sempre tanta nostalgia.
Ad intervenire è stato quindi Davide Nava, più volte sindaco di Circello e senatore della XIII Legislatura.
Nava ha sottolineato che nella età della sua fanciullezza si pregava con l'intensità del cuore e dinanzi agli atteggiamenti ed ai racconti di queste donne come si fa a non piacere ed a vedersi smuovere le viscere?
Queste sono donne, mamme di famiglie che vivevano ai limiti della miseria nel Dopoguerra, come si fa a rimanere in silenzio dinanzi a tutto ciò?
Questo di Fernando e Marisa Miele è un lavoro ponderoso.
Un frammento della recita del rosario l'ho vissuita anche io, ha proseguito Nava.
Era quella civiltà contadina che non c'è più, dove il primato dell'amore e della misericordia si reggeva sulle grandi istituzioni, la famiglia e la Chiesa.
Oggi sembrano restringersi le capacità ancora di credere e di avere una capacità di speranza e di amore.
Non siamo più capaci di piangere neanche quando siamo dietro un carro funebre ed accompagniamo un nostro caro all'ultima dimora.
Chi non piange però, ha ammonito Nava, non è neanche capace di pregare.
Il nostro ormai è un Io che non sa piangere, ma nemmeno gioire.
L'invito è che si torni a pregare con il cuore, ha concluso l'ex senatore.
A questo punto a prendere la parola è stato mons. Mario Iadanza, direttore dei Beni Culturali della Diocesi, il quale ha voluto subito sottolineare che il lavoro svolto da Fernando e Marisa Miele non fa riferimento solo al territorio dell'Alto Tammaro.
Fernando Miele, peraltro, tanti anni fa, è stato anche mio alunno ed è bello poi che i discepoli vadano avanti.
Una grande soddisfazione, questa, per il maestro.
Riguardo poi il titolo del volume, esso non ha nulla di nostalgico, ha detto don Mario Iadanza, e non sono nemmeno d'accordo con il preside Nava quando dice che tutto era bello negli anni andati. Non è così perché quello di una volta non era amore, ma violenza.
Cosa non si faceva, anche nei secoli precedenti, '600 e '700, per un pezzo di eredità.
Non guardiamo dunque al passato come del paradiso terrestre perché non lo era.
Si pregava con tutta la persona e la preghiera veniva indirizzata a Dio e non era solo un atto mnemonico, ha proseguito don Mario Iadanza.
Il sottotitolo poi "Frammenti di religiosità popolare nel Sannio" ci dà il senso di cui si parla.
Qui, in questo testo, sono raccolte anche le testimionianze immateriali della Fede.
Anche la transumanza ha avuto la sua incidenza ad esempio con l'apparizione garganica di San Michele Arcangelo.
Don Mario Iadanza ha anche sottolineato l'appendice straordinaria contenuta nel testo. In pratica si tratta di una grammatica del dialetto circellese.
Tanti comunque i motivi di interesse del volume che lo fanno apprezzare per tante regioni. Tanto materiale, cucinato in modo sopraffino.
Siamo in presenza di un lavoro trentennale di ricerca e di raccolta di dati.
Ci si è avviati a questo punto verso la fine dell'evento e la parola è passata a Fernando Miele che ha parlato di un un lavoro che nasce da un grande amore per una terra e per la chiesa beneventana anche se da 24 anni oramai ho una seconda madre e sono figlio anche della Chiesa reggiana.
A questo punto è giunto nella sala l'arcivescovo Felice Accrocca che aveva telefonicamente avvertito del suol ritardo.
Proveniva da Roma ed aveva trovato lungo il percorso un incidente stradale che aveva fatto fare dei tratti stradali alternativi. Oltre quattro ore di viaggio per raggiungere Benevento.
E l'arcivescovo con la sua ironia ha detto entrando: Erano tanto contenti (pensando al pubblico presente in sala) che era finita... Ed invece eccomi qui.
Ora entro qui come cavolo a merenda...

Non ho potuto, infatti, leggere tutto il libro ed invece o si legge tutto o si fa una presentazione guardano l'indice e questo non è onesto.
So, mi è stato riferito, che dietro questo tomo vi è un lavoro serio di ricerca
E' questa una pietra importante per la costruzione della nostra storia e della nostra cultura.
Si trovano all'interno anche studi sull'onomastica che ci dice molto e ci rappresenta come su di essa incida il culto dei Santi.
Il volume ci rappresenta anche come la gente pregava di cuore ma anche di coro, cioè in modo familiare.
Quello che è descrito è peraltro il mondo contadino da cui provengo ed in cui si è abituati alle presenze, a quella dei demoni, del buio, dell'ignoto.
Il libro è anche una ricca fonte fotografica e nonostante la lettura frastagliata che ho fatto di esso, dico che queste sono pagine di una ricchezza enorme.
Questo libro è una piccola miniera e come tale deve essere valorizzato nel tempo, ha concluso l'arcivesovo Accrocca.
A questo punto ha ripreso la parola Fernando Miele il quale ha sottolineato che i testi sono stati raccolti da quella che è stata forse l'ultima generazione narrante.
La pubblicazione porta il nome di due autori ma i veri protagonisti sono le comunità rappresentate.
Miele ha quindi svolto tanti ringraziamenti dando a ciascuno dei chiamati anche un dono a ricordo dell'evento. Un assegno per le attività pastorali, è stato anche consegnato alla Curia.
Un grazie particolare è stato rivolto anche alla grafica Gaia Di Blasio (nella sesta foto in basso mentre riceve un omagigo floreale e nella diciottesima foto è a sinistra mentre a destra è l'autrice Marisa Miele).
Con l'occasione ha anche fatto gli auguri al senatore Nava che con sua moglie Sonia, compie 50 anni di matrimonio.
Miele ha voluto anche ringraziare la cugina Marisa perché il lavoro e l'idea di esso è stata sua. Quindi un ricordo anche di don Mario Pilla, circellese, a cui questo lavoro sarebbe sicuramente piaciuto.
A questo punto, alla fine della manifestazione, è stata affidata all'arcivescvovo Accrocca la lettura della lettera di papa Francesco indirizzata a Giuseppa Petriella, vedova Ricci, per il suo 75esimo compleanno (nella quinta foto in basso).

 

 

 

   

  

 

 

 

 

 

 

comunicato n.143381




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